“LA VIDEOTECA”: PIAZZA DELLE CINQUE LUNE
«LA VIDEOTECA»
Rubrica di film selezionati da noi
PIAZZA DELLE CINQUE LUNE
ON DVD
di Elisa Pedini
PIAZZA DELLE CINQUE LUNE, è il film protagonista dell’appuntamento della rubrica quindicinale “La videoteca” su Kainós® Magazine.
Il cinema è cultura ed è importante avere una buona videoteca in casa. Per questa ragione, vado a proporvi dei film che, secondo me, hanno valore e spessore, sia da un punto di vista di prodotto cinematografico, che anche e soprattutto, per la tematica trattata.
Piazza delle Cinque Lune è un thriller coinvolgente e appassionante, che oltre a riallacciarsi a un drammatico evento della nostra cronaca, va ad approfondire, dal punto di vista registico, l’intervista a Renzo Martinelli, da poco pubblicata nel nostro magazine per la rubrica: “Il personaggio“.
PIAZZA DELLE CINQUE LUNE: dati tecnici
Uscita film: 9 maggio 2003
Regia: Renzo Martinelli
Fonti storiche:
È il 16 marzo 1978.
L’Onorevole Aldo Moro, sale sulla sua Fiat 130 blu per recarsi alla Camera dei Deputati. In Parlamento, si deve votare la fiducia al nuovo governo Andreotti, appena insediatosi. Alla guida, l’appuntato Domenico Ricci, al suo fianco il maresciallo Oreste Leonardi, il capo scorta. L’auto dell’Onorevole è seguita dalla seconda macchina di scorta, un’Alfetta bianca, in cui si trovano il vice brigadiere Francesco Zizzi e i due agenti: Giulio Rivera e Raffaele Iozzino.
Il convoglio viene intercettato in Via Fani e bloccato con la tecnica denominata “a cancelletto”. Il gruppo armato, con indosso divise da aviere, attacca il convoglio. Vengono sparati 91 colpi. La scorta viene trucidata e l’Onorevole sequestrato. Un inferno di fuoco che si consuma in pochissimi minuti: tre per l’esattezza.
La prigionia di Aldo Moro durerà 55 giorni e terminerà con l’uccisione dell’Onorevole. Il suo cadavere verrà ritrovato in una Reanult 4 rossa, in Via Caetani, in pieno centro a Roma.
I brigatisti furono tutti identificati. Innumerevoli, invece, le ipotesi su chi/coloro che fu/furono la mente nascosta di tale efferato atto criminoso.
Cast: Donald Sutherland, Giancarlo Giannini, Stefania Rocca, Greg Wise, Aisha Cerami, Nicola Di Pinto, Philippe Leroy, Federica Martinelli, F. Murray Abraham, Valerio Massimo Manfredi
PIAZZA DELLE CINQUE LUNE: recensione al film
Per il taglio documentaristico, tra le tante ipotesi avanzate sul’omicidio di Aldo Moro, Renzo Martinelli considera e propone quella sul complotto internazionale.
Facendo perno sulla presenza del Colonnello del SISMI Camillo Guglielmi sul luogo della strage.
Esattamente, tale presenza fu resa nota solo nel 1991.
Tuttavia, Guglielmi sostenne di trovarsi lì per caso, perché invitato a casa di un amico. Tale amico, pur confermando la visita del Guglielmi, negò il fatto che la medesima fosse stata in qualche maniera concordata.
Conoscendo, ormai, il modo di lavorare di Renzo, avrà passato anni a studiare incartamenti, prove indiziarie e testimonianze.
Ha scritto la storia col supporto di Fabio Campus e con la consulenza di Sergio Flamigni, ex senatore Ds, già membro della commissione d’ inchiesta sul rapimento di Aldo Moro.
Il risultato, è che “Piazza delle Cinque Lune” è un vero e proprio thriller: solido, serrato, avvincente, coinvolgente.
A mia opinione, una pellicola che non si può non avere nella propria videoteca privata. Ogni volta che lo si vede regala un dettaglio in più, un’emozione in più.
Il set-up è rapido e mette subito lo spettatore in condizione di conoscere i protagonisti, descritti, perfettamente, con pochi scambi di battute e in poche azioni.
“Piazza delle Cinque Lune” apre col Palio di Siena e subito ci viene presentato il Procuratore Rosario Saracini, che sta andando in pensione.
È un semplice magistrato di provincia; ma è un uomo onesto, integerrimo e soprattutto, ingenuo. Rosario, è un puro.
«Non esprimere mai un giudizio senza avere a disposizione tutte le prove». È la prima frase che dice il magistrato alla sua assistente il magistrato Fernanda Doni e ci narra già molto su di lui.
Alla fine dei festeggiamenti, Saracini rientra a casa con Branco, sua scorta personale da dodici anni. In assoluto, dunque, la persona più vicina e fidata al Procuratore.
Rosario rientra a casa, ma trova il portone aperto e le luci non funzionano. Qualcuno, giunge alle sue spalle e lo afferra. La tensione è alta.
Tuttavia, l’aggressore afferma di non volergli nuocere; ma che deve solo lasciargli un filmato da visionare.
Il giudice resta sconvolto dall’evento, ma, entrato in casa, visiona subito la pellicola.
È un vecchio Super8, rovinato e traballante; ma la ripresa è in diretta e quello che mostra è inequivocabile: la strage di Via Fani e il sequestro Moro. Rosario ne è sconvolto.
Il mattino dopo, tiene il suo discorso di commiato ufficiale e anche qui, lo spettatore entra in possesso di importanti indizi sul personaggio:
«…(…)… il mondo dei pensionati, è un mondo pericoloso e insidioso, in cui si è soli (…) cercherò di non perdere la passione (…) nell’appassionata ricerca della verità, nell’evocazione e nella diffusione della verità, risiede il segreto della vita …(…)».
La personalità di Rosario è, a questo punto, ben chiara. Nella ricerca della verità, lui, non si fermerà.
Al termine del discorso, Fernanda riceve una telefonata sul suo cellulare.
È per Saracini.
Dall’altra parte, l’aggressore della sera prima.
L’uomo dà appuntamento al Procuratore all’una di notte, in un cantiere, dentro a una chiesa diroccata.
Il misterioso interlocutore sostiene che il filmato è autentico e si dice uno dei terroristi in moto sul luogo della strage, per la precisione, quello seduto dietro. Ha un cancro allo stadio terminale.
Poiché gli è rimasto poco da vivere, egli vuole dire la verità perché sono state dette tante, troppe, menzogne sul “Caso Moro”.
Inoltre, afferma di sapere dov’è nascosto il memoriale di Moro. Nel parlare dà un indizio a Saracini perché gli riferisce d’averlo visto passare tutti i giorni davanti al suo negozio.
Il mattino seguente, andando verso il suo ufficio per riordinare, Rosario cerca di capire chi possa essere, ma senza particolare successo.
In tribunale, mentre riordina lo studio, con Fernanda, trova una busta sulla scrivania. Ci sono dentro delle foto della sera prima.
La sua reazione, fortemente emotiva, lo obbliga a dare delle spiegazioni alla donna.
A quel punto, vuole vedere il filmato anche lei e capirci di più. Ne informano anche Branco. Tutti e tre s’incontrano al casolare di Saracini.
Iniziano le indagini. Il ritmo del film si serra e diventa un vero e proprio thriller, che tiene col fiato sospeso.
Un film solido e avvincente, che non molla un attimo il suo climax, obbligando lo spettatore a restare inchiodato con gli occhi sullo schermo.
Un montaggio magistrale tra indagini nel presente, ricostruzioni storiche e immagini di repertorio, porta la tensione all’apice.
Il desiderio di conoscere l’evoluzione della storia e di comprendere fin dove avrebbero portato le prove, ha cominciato a farsi, per me, imperante.
In più, via via che le indagini proseguono e che Saracini s’avvicina alla verità, anche i pericoli e le minacce si fanno sempre più seri.
È evidente che qualcuno li controlli a vista; ma chi?
Sicuramente, il misterioso informatore sa sempre dove trovare il giudice, persino alla recita scolastica dei figli di Fernanda; ma è davvero il solo a saperlo?
A un certo punto, in modo del tutto inconscio, chi guarda comincia ad avvertire ansia. I segnali sospetti sono molti e gli interrogativi su quello che si sta guardando si moltiplicano.
Tuttavia, Saracini, pur essendo un uomo molto intelligente, caparbio, implacabile, è altrettanto buono e ingenuo. Ingenuo. È la prima informazione che riceviamo su di lui.
Per tutto il film, questo è l’aggettivo che gli viene rivolto più spesso e a più riprese in tutto il film.
Chi guarda, però, percepisce certi segnali e il sospetto comincia a crescere.
Il dubbio che s’insinua aumenta, esponenzialmente, da un lato la suspense relativamente agli eventi cronachistici e indiziari, dall’altro l’ansia di scoprire cosa succederà ai protagonisti della storia.
Un vero capolavoro di film, sotto ogni aspetto, che tiene il “crescendo” fino all’ultima cruciale scena.
«A volte veniamo travolti da eventi molto più grandi di noi» la battuta finale del film e un portone in Piazza delle Cinque Lune si chiude, con forza, con i suoi segreti, sulla verità , sulle domande, sui perché.
La telecamera allarga la prospettiva fino a una visione aerea di Roma e una significativa tela di ragno di sovrappone alle strade.
In conclusione, vorrei sottolineare che anche il titolo del film è molto significativo.
Difatti, Piazza delle Cinque Lune, è il luogo dove il giornalista Mino Pecorelli e il Colonnello dei Carabinieri, Antonio Varisco, s’incontrarono.
Pecorelli, direttore dell’agenzia “Osservatore Politico, seguiva il “Caso Moro” da vicino e venne ucciso sei giorni dopo quell’incontro, il 20 marzo 1979. Il Colonnello Antonio Varisco viene ammazzato poco dopo, il 13 luglio del 1979, per mano delle BR.
Gallery by Martinelli Film:
Trailer:
Rubrica “La videoteca”: uscite precedenti
Articoli correlati:
Rubrica “Il personaggio”: intervista a Renzo Martinelli