CÉZANNE – Ritratti di una vita: recensione al film
CÉZANNE
RITRATTI DI UNA VITA
AL CINEMA SOLO 8 E 9 MAGGIO
Recensione al film
UNO SGUARDO DENTRO IL SUO VEDERE
di Elisa Pedini
CÉZANNE – RITRATTI DI UNA VITA, è il nuovo docufilm, per la regia di Phil Grabsky, sul padre dell’arte moderna.
Nei cinema italiani solo l’8 e il 9 maggio (tutte le sale su: www.nexodigital.it).
La pellicola ci offre un’opportunità unica per “visitare” la grande mostra della National Portrait Gallery di Londra: “Cezanne’s portraits”, che raggruppa ben cinquanta opere del pittore, offrendo un taglio particolare sull’artista, poiché, generalmente, poco considerato.
Infatti, quando si parla di Cézanne, si pensa ai suoi paesaggi, alle sue nature morte, difficilmente lo si considera come ritrattista, né mai lui si pose in tale ottica.
Al contrario, egli produsse circa 200 ritratti: tutte persone che lui conosceva bene e che facevano parte della sua vita, o con cui, comunque, s’incontrò e interagì.
Tale prospettiva, ci consente di comprenderlo come essere umano.
Effettivamente, da tali ritratti, che colgono e fissano sulla tela i volti delle persone a lui care, emergono le sue relazioni, i suoi dubbi, i suoi punti di vista, in altri termini: la sua vita.
In più, i ritratti ci offrono, in realtà, una visione molto più continuativa sull’excursus di Cézanne, nel procedere verso l’acquisizione d’un proprio linguaggio personale.
Così, tramite i suoi quadri, possiamo conoscere quanti gli furono accanto, tra cui: il padre, la sorella, lo zio, l’amico Zola.
Per esempio, il padre di Paul era un uomo molto in vista e molto ricco. Aveva costruito il suo patrimonio partendo da un’impresa di cappelli, poi, era diventato banchiere. È il primo ritratto che Cézanne esegue. Usa spatola e pennello largo, l’effetto è una figura imponente e rigorosa, seppur colta sulla sua poltrona, nell’ambiente familiare. Un particolare interessante è rappresentato dal giornale che legge: l’Événement. Questo, era un giornale sull’avanguardia, fondato dal suo amico Zola, il quale, s’era schierato a favore di Paul, difendendolo. Si suppone che, con tale richiamo, il pittore volesse rendere omaggio all’amico.
In aggiunta, va sottolineato che questa precisa tecnica d’utilizzare un impasto denso, plasmato a spatola, gli consente di rendere la volumetria piena del soggetto, che risulta in rilievo, quasi esce dalla tela. In questo modo, Cézanne attua la terza dimensione senza ricorrere a particolari contrasti di luce o chiaroscurali.
Inoltre, alcuni soggetti, come la moglie Hortense, sono ritratti più volte, poiché condivisero con l’artista momenti diversi della sua esistenza.
Alcuni hanno visto nell’espressione triste della moglie, il segnale d’un matrimonio infelice.
In realtà, non abbiamo prove a riguardo e lo stesso pronipote, Philippe Cézanne, ci narra che in realtà, a dispetto di quanto possa essere usualmente trasmesso, i suoi bisnonni vissero molto insieme.
Lei sapeva lasciargli la libertà di cui lui necessitava e lei teneva la sua.
Fra le innumerevoli incombenze cui stava dietro, poiché il marito deficitava decisamente in pragmatismo, c’era anche quella di fare da modella a Paul.
Solo a Parigi, fecero insieme ventidue traslochi.
Al contrario, c’è da supporre che, dati i tempi molto lunghi di posa, richiesti dal ritratto, nella completa immobilità, Hortense fosse soltanto terribilmente annoiata o stanca.
In più, assieme ai ritratti veri e propri, si contano poi una trentina di autoritratti: un numero davvero impressionante nella storia dell’arte. Questi rappresentano una mostra nella mostra.
Infatti, essi seguono gli stadi della vita di Cézanne rivelandoci, ad un tempo, non solo l’evoluzione stessa della sua pittura, ma anche come lui vede se stesso: dal primo autoritratto (1862/1864) che mostra un ragazzo turbato che non si sente a suo agio, all’artigiano, al vecchio.
In realtà, Paul era un uomo riservato e non rivela mai totalmente se stesso. È una sorta di puzzle da comporre: ogni autoritratto rivela un tratto diverso e differenti particolari da cogliere.
A tal riguardo, lo sguardo che getta su se stesso, è un occhio che vede dentro il suo stesso vedere e interpretare: il mondo, l’arte e la pittura stessa.
Inoltre, Cézanne Ritratti di una vita mette in rilievo il profondo rapporto che l’artista tenne, sempre, con la sua Provenza e in particolare, con Aix. Partendo dal College Bourbon dove Paul incontrò il suo amico Zola.
È qui, che i due cesellano la loro amicizia e sviluppano il desiderio di diventare artisti.
Poi, Parigi.
«Il Luovre è il libro dal quale impariamo a leggere» diceva Paul.
A tal proposito, Cézanne trovò in Courbet, in particolare, il suo modello, per quella onestà di pittura che lo affascinava profondamente, per quella dignità nei protagonisti, che Paul stesso adottò nei suoi ritratti. Aspetto ulteriore per apprezzare ancor di più, l’attenzione su quest’area della produzione di Cézanne.
Infatti, certune tele, mostrano un’impostazione ancora romantica e ci offrono la possibilità d’apprezzare a fondo l’elaborazione di nuove soluzioni tecniche.
Infine, ho apprezzato il taglio privato che Cézanne Ritratti di una vita ci dà dell’artista, grazie, anche, agli interventi del pronipote.
Per concludere, mi piace chiudere il pezzo, proprio, con una sua affermazione, che riassume un po’ la filosofia di tutto Cézanne Ritratti di una vita:
«…i libri di storia dell’arte lo (Paul Cézanne, n.d.r.) descrivono come ombroso, scontroso; ma non è così, esiste un Cézanne sereno, solare, amante della letteratura (…). Diverso era quando lavorava, dove il suo atteggiamento diveniva più monastico, più rigido…».
Gallery by David Bickerstaff per gentile concessione Ufficio Stampa Nexodigital:
Trailer by Ufficio Stampa Nexodigital:
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