“LA VIDEOTECA”: COLONIA
«LA VIDEOTECA»
Rubrica di film selezionati da noi
COLONIA
ON DVD
di Elisa Pedini
COLONIA, è il film protagonista di quest’appuntamento con la rubrica “La videoteca” su Kainós® Magazine.
Il cinema è cultura ed è importante avere una buona videoteca in casa.
Per questa ragione, vado a proporvi dei film che, secondo me, hanno valore e spessore, sia da un punto di vista di prodotto cinematografico, che anche e soprattutto, per la tematica trattata.
Colonia è un film drammatico, severo, crudele.
Infatti, la tematica trattata è molto pesante, ma ispirata a eventi realmente accaduti di cui la pellicola ne mostra, lucidamente, l’atrocità.
Florian Gallenberger, regista e sceneggiatore del film, è un professionista versatile, che, nella sua carriera ha dimostrato di sapersi confrontare con generi diversi e sempre con successo.
Colonia oltre a riallacciarsi a eventi storici, va ad approfondire, dal punto di vista cinematografico, la tematica dei regimi totalitari.
COLONIA: dati tecnici
Uscita film: 26 maggio 2016
Regia: Florian Gallenberger
Fonti storiche:
Cile, 1973.
Siamo in piena guerra fredda e questa terra ne diviene uno specchio, un terreno di disputa.
Inoltre, il traffico d’armi passa per il territorio cileno e gli interessi, sia politici che economici, sono troppi.
Salvador Allende è Presidente del Cile.
Ovvero, il primo Capo di Stato marxista, eletto democraticamente dal popolo nell’America del Sud. Gli USA ne contrastano la presidenza, invece, il popolo, è in piazza per appoggiarlo.
Il clima è teso e le manifestazioni si susseguono. Il mondo tiene gli occhi puntati sul Cile.
Nella notte tra il 10 e l’11 settembre 1973 un golpe sovverte totalmente la situazione.
Salvador Allende viene assassinato.
Augusto Pinochet prende il potere.
I sostenitori e i simpatizzanti di Allende e del socialismo vengono arrestati.
È iniziata la dittatura.
Villa Baviera, un villaggio posto a sud di Parral nella regione del Maule, tristemente nota come “Colonia Dignidad”, fondata e guidata da Paul Schäfer, ex ufficiale paramedico della Luftwaffe, viene usata dal regime di Pinochet come campo di prigionia, tortura e sperimentazioni umane, contro tutti i dissidenti, o sospetti tali.
Va precisato che, “Colonia Dignidad”, fu fondata da Schäfer nel 1961, in fuga dalla Germania dopo un’accusa di pedofilia.
La sua comunità, composta da immigrati tedeschi e da cileni, si configurò, da subito, come una setta.
Il villaggio era circondato da spesse mura, con filo spinato elettrificato e torrette di controllo con guardie armate.
Nessuno usciva da “Colonia Dignidad”.
Molestie, abusi, punizioni corporali e violenze di ogni genere erano all’ordine del giorno.
A questo punto, è facile comprendere come un regime di dittatura militare, qual è quello di Pinochet e “Colonia Dignidad” siano perfettamente allineati nelle ideologie e negli scopi repressivi.
Così, “Colonia” diviene il “lager” del regime.
Luogo di tortura, repressione e sperimentazioni umane, fra cui il test sugli effetti del Sarin, che Pinochet vuole utilizzare sulle comunità dissidenti.
Indagini della CIA proverebbero che addirittura Joseph Mengele, tristemente noto per i suoi esperimenti sugli esseri umani, sia stato gradito ospite della Colonia.
Cast: Emma Watson, Daniel Brühl, Michael Nyqvist, Richenda Carey, Vicky Krieps, Jeanne Werner
Recensione al film
Quando uscii dall’anteprima nel 2016, il bagaglio emotivo, era così forte da essere stordente e si tradusse in un silenzio profondissimo, che sarebbe davvero difficile rendervi a parole.
Infatti, furono molti, troppi, i pensieri suscitati, le emozioni evocate, da poter essere trasposti in poche righe.
La storia è ambientata a Santiago del Cile nel 1973.
Daniel, giovane foto-reporter tedesco, s’è trasferito a Santiago da quattro mesi per motivi di lavoro. Vuole documentare quanto sta avvenendo in Cile.
È attivo nel movimento a sostegno di Allende e quindi costantemente in piazza insieme al comitato socialista.
La sua fidanzata, Lena, è una hostess e si fa assegnare sulla tratta per Santiago per fargli visita.
In teoria, deve restare solo quattro giorni, fino al volo di rientro.
Invece, la mattina dell’11 settembre, Daniel riceve una telefonata.
C’è stato un golpe.
Salvador Allende è morto.
I due ragazzi scappano. Corrono in strada.
Daniel s’attarda a scattare fotografie ai soldati che reprimono la folla.
Lena lo chiama, lo sprona a correre. Tardi.
I soldati s’accorgono, lo picchiano, gli sequestrano la macchina fotografica e li arrestano.
Tutte le persone “rastrellate” vengono riunite allo “Estadio Nacional de Chile”.
È notte, ormai.
Arriva un elicottero della Fuerza Aérea de Chile, ne scendono dei militari e un uomo a volto coperto.
Quest’ultimo, passa in rassegna la schiera di persone e indica, uno per uno, i sostenitori, i simpatizzanti, i sindacalisti.
Daniel viene segnalato come tedesco attivista e viene caricato su un pulmino, che sembra un’autoambulanza e portato via.
Quindi, la ragazza rientra a casa e trova tutto a soqquadro.
Si reca alla sede del comitato socialista, ma non ne riceve l’aiuto sperato.
Descrive il mezzo con cui è stato portato via Daniel e le spiegano che quello è il pulmino per “Colonia Dignitad”.
Un posto che si trova nel sud, le dicono e dal quale, nessuno, ha mai fatto ritorno.
A quel punto, Lena decide di non fare rientro in patria e di cercare Daniel, ad ogni costo.
Si reca alla sede di Amnesty International, dove viene a scoprire che “Colonia Dignitad” è una setta, guidata da tale Schäfer e che gode della protezione del regime.
La ragazza decide che, se Daniel non può uscire da quel posto, allora, sarà lei a entrare.
Si veste da pudica educanda, prende una piccola borsa di effetti personali e parte.
Da subito, il luogo appare come un lager.
Non fa a tempo a entrare che le vengono sequestrati passaporto ed effetti personali.
Quindi, incontra Schäfer, o, come si fa chiamare lui, “Pius, il buon pastore”.
Per Lena è chiaro che, in realtà, si tratti d’un luogo di prigionia dove regnano terrore e atroce violenza.
L’oppressione è tangibile: le camerate sono squallide, le persone totalmente spersonalizzate e costrette a lavori estenuanti.
Contestualmente, Daniel viene torturato crudelmente e ridotto in fin di vita.
Inoltre, qualora sopravvivesse, i danni cerebrali subiti potrebbero essere irreversibili.
In tutto questo, lo spettatore sente il peso dell’oppressione e la vive coi protagonisti e soprattutto, vive lo strazio di Lena.
La donna assiste e vive violenze ignominiose.
Soprattutto, è potentemente percepito il suo più grosso, intimo, personale problema: Daniel non sa che lei è lì, né lei è in grado di scoprire dove lui sia.
Infatti, a “Colonia Dignitad”, uomini, donne e bambini vivono totalmente separati senza avere contatto alcuno tra loro.
La prostrazione di chi guarda è direttamente proporzionale a quella di Lena.
Lo sdegno, il dolore e l’impotenza la devastano. Tutto quello che succede attorno a lei è allucinante.
Una notte, scopre un modo per farsi vedere da Daniel.
Tuttavia, è pericoloso e potrebbe costarle la vita.
Il folle piano della ragazza non da l’esito cercato.
In verità, la parata, organizzata per l’arrivo di Pinochet a “Colonia Dignitad”, offre ai due ragazzi l’opportunità di vedersi.
È in questa occasione, che veniamo a scoprire che la colonia non serve solo da campo di tortura e prigionia per dissidenti, ma anche da centro di reperimento armi per il regime e di test per le armi chimiche sui prigionieri.
Infatti, Daniel, ritenuto inutile nella colonia per i suoi apparenti problemi neurologici, è la vittima designata per il test del gas.
A questo punto, non resta che tentare una fuga disperata.
Tuttavia, nessuno ha mai fatto ritorno da “Colonia Dignitad”.
Inoltre, Daniel e Lena vivono in riparti separati.
Non siamo neppure a metà film, ma da qui in poi, non vi racconto altro.
Concludo con l’interpretazione sublime dei protagonisti.
Un’intensa e superlativa Emma Watson, nel ruolo di Lena, trasmette la sensazione che la parte le sia stata cucita addosso come una seconda pelle. Forse, perché ella stessa è davvero un’attivista impegnata nella vita, ma, veramente, in questa parte, riesce a oltrepassare la soglia dell’“ottima interpretazione”. Va, decisamente, oltre. Emma è Lena.
Impeccabile anche Daniel Brühl, nel ruolo di Daniel, che si mostra fortemente intenso e versatile, rendendo con grande naturalezza e realismo ogni azione del protagonista.
Gallery by Good Films:
Trailer by Youtube per gentile concessione Good Films:
Rubrica “La videoteca”: uscite precedenti
- 004 «Piazza delle cinque lune»
- 003 «Ustica»
- 002 «Land of mine – Sotto la sabbia»
- 001 «Lettere da Berlino»
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