NEW YORK ACADEMY – FREEDANCE: recensione al film
NEW YORK ACADEMY – FREEDANCE
RECENSIONE AL FILM
UN FILM CHE È UN ARCOBALENO DI COLORI, LUCI ED EMOZIONI
AL CINEMA DAL 13 SETTEMBRE
di Elisa Pedini
Da stasera 13 settembre nelle sale italiane il film NEW YORK ACADEMY – FREEDANCE, per la regia di Michael e Janeen Damian, già scrittori e produttori di ben tredici film, tra cui New York Academy del 2016.
In questi film i due registi hanno voluto narrare storie che si rifanno direttamente alle loro radici.
Infatti, lei è una ballerina e lui un musicista.
Ciò spiega la ragione per cui ci troviamo di fronte a film così compatti e probabili da risultare fortemente impattanti.
Difatti, la prima cosa che mi ha colpito di New York Academy – Freedance, è proprio il coinvolgimento che ho provato sin dalla prima scena.
Oltre, a un cast eccezionale, imabarazzantemente giovane, imbarazzantemente bello, imbarazzantemente bravo.
Pellicola incantevole. Delicata come i sentimenti, ma graffiante come la determinazione, solare, dal ritmo scorrevole, emotivamente coinvolgente.
Insomma, un vero e proprio arcobaleno di colori, luci ed emozioni, degno dei luccicanti palcoscenici di Broadway.
Per l’appunto, la posta in gioco nel film, è proprio uno spettacolo a Broadway, intorno alla di cui realizzazione ruota l’intera vicenda.
La trama è lineare: Zander Raines è un giovane coreografo, che deve allestire il suo spettacolo, Free Dance, per il grande debutto a Broadway.
Ne consegue che Zand sia determinatissimo a eccellere e a esigere eccellenza.
Qui, la genialità dei registi, che si discostano totalmente dai film-romanzetto rosa sul mondo degli artisti, per dare vita a qualcosa di più realistico, dove a fare da protagonisti sono la determinazione, la forza di volontà e il duro lavoro.
Pertanto, si parte con la selezione del cast e la ricerca, da parte di Zand, dei migliori ballerini sulla piazza.
Per Barlow, ballerina straordinaria, è la grande occasione che aspettava.
Lo spettatore può sentire il peso della tensione, del desiderio di farcela dopo tanto lavoro, in un modo, quello dell’arte, ove tutto è difficile e nulla è certo.
Ovvio, la giovane età porta a essere pronti a dare l’anima, porta a fare grandi sogni; ma, poi, è con la fatica, col sudore, con la competizione e con l’emozione, che può tirarti una bella palla curva, che si devono fare i conti.
Così è per Barlow e per tutti gli altri.
Tuttavia, l’emozione colpisce e la giovane commette un errore. Incoraggiata dalle sue compagne, che la spronano a non mollare, risale sul palco, pur essendo stata scartata.
Così, affronta Zand, dimostra di essere capace e ce la fa.
A tal riguardo, qui, troviamo i topics più amati dalla cinematografia americana: esaltazione del duro lavoro, dell’autostima, della determinazione e della filosofia della “seconda opportunità”, tutta squisititamente americana e più volte ribadita nel film.
Inoltre, questo Zand, incredibilmente talentuoso, affascinante, esigente all’estremo, spigoloso ma equanime, mi ha tanto ricordato quel Zack e il suo chorus line, incluso il colpo di scena a fine audizione, che spiazza gli aspiranti e gli stessi spettatori.
A fine giornata, un imprevisto, fa entrare nelle vite di Barlow e Zand, il giovane Charlie.
Questi, è un ragazzo volenteroso, che sbarca il lunario come fattorino, ma che, in realtà, è un pianista di eccezionali capacità.
Tuttavia, può mostrare il suo talento e mettere così a nudo la sua anima solo andando a fare consegne a casa di Rose, un’anziana musicista, per la quale suona il piano e con cui stringe un profondo rapporto di fiducia e confidenza.
Durante le prove di Free Dance, tutta una serie di incomprensioni porta alla rottura tra Zand e i musicisti.
Tuttavia, il cuore dello spettacolo è la relazione d’amorosi sensi tra arti: musica e danza.
Pertanto, a Zand, serve trovare un altro pianista, di grande talento e con urgenza.
È l’occasione di Charlie, che, aiutato dallo spirito d’iniziativa di Barlow, ottiene il posto.
Nel mentre, Ravi, il produttore, è in trattativa con la pop star Kayla Jordan, perché, secondo lui, serve un nome grosso in cartellone.
Al contrario, per Zander, quello che conta, è l’eccellenza del suo spettacolo.
Così, davanti ai capricci di Kayla, Zand reagisce, puntando su quella che s’è rivelata l’étoile del suo corpo di ballo: Barlow.
Tuttavia, non sempre tutto procede come si vorrebbe e nel business, perché uno spettacolo a Broadway è anche questo, bisogna saper mettere da parte l’orgoglio e pensare al botteghino.
Da qui, non voglio raccontare altro della trama perché New York Academy – Freedance è un film che merita di essere visto e gustato con tutta l’anima, come arte esige e con tutta la curiosità.
Invece, mi piace sottolineare quella vena di realismo che, anche in questo film, i registi mantengono.
Infatti, i protagonisti, oltre a lavorare duro e a soffrire le pene d’amore, come qualsiasi giovane della loro età, fanno i conti con la quotidianità, con l’affitto da pagare, con gli imprevisti della vita.
Nel caso di Barlow, per esempio, c’è anche il rapporto con sua madre, Oksana, che, peraltro, è il filo conduttore tra i due film: New York Academy e New York Academy – Freedance.
In più, non posso non citare le musiche, di nuovo del geniale compositore Nathan Lanier.
Una colonna sonora intensa, vibrante, che scuote l’anima, con diciassette brani originali, di cui cinque registrati, direttamente, durante le riprese.
Concludo, con una menzione d’onore al cast, veramente, superlativo, sotto ogni punto di vista, sia attoriale, che musicale, che coreutico. Semplicemente, perfetto.
Purtroppo, lo spazio non mi concede di nominarli tutti e dovrò limitarmi ai personaggi principali.
Quindi, comincio da lui: Thomas Doherty, nel ruolo di Zander Raines, che si conferma artista poliedrico e dalle mille risorse.
Scoperta sorprendente è Juliet Doherty, che ci regala un’incantevole, straordinaria, Barlow, rivelandosi attrice di talento, oltre che ballerina dalla tecnica pressoché perfetta.
Altra notevole rivelazione è Harry Jarvis, nel ruolo di Charlie, che si rivela attore convinvente e pianista incredibile.
Sicuramente, non ha bisogno di presentazioni, Jane Seymour, che riveste i panni di Oksana.
Infine, vanno sicuramente citati Ace Bhatti, Jorgen Makena e Kika Markham, rispettivamente nei ruoli del produttore Ravi, della capricciosa pop star Kayla e della materna Mme Rose.
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