INAUGURATA LA SEDE DI VS ARTE A BRERA
LA NUOVA GALLERIA DI VS ARTE A BRERA APRE
CON LA PERSONALE
“OLTREPAROLA. ALFREDO RAPETTI MOGOL”
L’ARTE DI SCOMPORRE LE PAROLE PER COMUNICARE
DAL 19 SETTEMBRE AL 20 OTTOBRE
di Elisa Pedini
Grande successo per l’inaugurazione della nuova sede di VS Arte in Via Ciossetto 11 nel cuore di Brera, uno dei più incantevoli quartieri di Milano.
Un’ambientazione intima che ben agevola e concilia l’osservazione, la riflessione e il dialogo interiore con l’arte.
Inoltre, la nuova sede apre con la personale dell’artista Alfredo Rapetti Mogol, la di cui arte, esige proprio la riflessione.
Infatti, il messaggio, molto forte, che le sue opere vogliono passare è proprio quello di fermarsi a osservare, per poter comprendere e discernere quanto esse dicono.
E sono proprio la comunicazione e la parola che costituiscono il cuore della produzione di Rapetti Mogol.
A tal riguardo, quello che l’artista vuole sottolineare è proprio come, oggi, la comunicazione si sia fatta una non-comunicazione, divenendo, così, frammentaria, spezzettata, interrotta, sclerotizzata.
In più, in un’era in cui la tecnologia potrebbe e dovrebbe agevolare la comunicazione, si è giunti al paradosso della non-comunicabilità, della superficialità dei messaggi, del dominio del non-detto, o del mal-detto, del frainteso.
A questo punto, l’arte di Rapetti Mogol appare profonda e geniale, dove grafemi, segni e parole scomposte affiorano dalla materia pittorica e dai supporti più vari, quali cemento, piombo, vecchi fogli manoscritti, acrilici o pagine di quaderni ingiallite dal tempo, per farsi, attraverso la scomposizione e la decifrazione della parola, un nuovo alfabeto, un nuovo linguaggio, che, nel suo essere scarno e rigoroso, diviene, al contrario, principio stesso di vitalità e metamorfosi.
Laddove, una frase non resta di comprensione immediata e costringe a fermarsi per cercare d’inferirla, non c’è più spazio per la superficialità, né per l’incomprensione.
Qui, voglio indulgere sulle opere che maggiormente mi hanno colpita.
In particolare, è il caso di Io sono io, acrilico su piombo del 2018.
La scomposizione delle parole non consente la lettura a colpo d’occhio.
Pertanto, quell’affermazione d’identità, così perentoria, raggiunge il paradosso della disgregazione , attraverso la scomposizione stessa della parola.
Ne consegue che ci si debba fermare. Bisogna osservare. Bisogna rimettere insieme le lettere.
Solo così, si può capire.
Tuttavia, fermarsi a riflettere, a ricomporre, a dare un senso, si ferma davvero solo a una frase su una lastra di piombo?
Oppure, piuttosto, è il processo mentale che si compie per dare forma a un’identità propria più profonda e dunque, più vera?
Un’altra opera che mi ha colpita è Lettera bianca, acrilico su tela del 2014.
Qui, l’impatto, per me, è stato forte.
Infatti, ho come avuto l’impressione d’avere di fronte una lettera; ma ogni grafema sembrava un nodo di filo spinato.
Evidente come la mente abbia associato questa sensazione al silenzio pesante del dolore, alla spigolosità di certe scomode conversazioni.
Conclusione, sono rimasta lì a lungo, a pensare. Rapita. Quasi, strappata via dal contesto festoso che mi circondava.
Davvero, una bella esperienza.
A questo punto, mi piace usare le parole del curatore, Gianluca Ranzi, sull’artista:
«Così l’artista percorre la ricerca che l’arte contemporanea ha condotto sulle interferenze, sulle scomposizioni e le destrutturazioni semantiche, sui corto-circuiti percettivi e sugli scambi che intercorrono tra parola e immagine, contaminando sapientemente tecniche, generi e discipline. In altre parole le opere di Alfredo Rapetti Mogol fondano un nuovo spazio di libertà dove il linguaggio è dato dalla fertile contaminazione di parola e di immagine».
Per concludere, voglio citare una chicca visto che siamo nella Settimana della Moda.
Infatti, l’esposizione offre inoltre l’opportunità di ammirare l’esclusivo abito disegnato dallo stilista Gianni Tolentino, realizzato con un tessuto su cui è riportata un’opera di Alfredo Rapetti Mogol creata per l’occasione.
Gallery per gentile concessione Ufficio Stampa VS Arte:
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