VERONA OPERA FESTIVAL 2019: TOSCA recensione alla prima
TOSCA
GRANDI EMOZIONI E PUBBLICO INCANTATO
PER LA PRIMA DI TOSCA ALL’ARENA DI VERONA
ULTIMO TITOLO IN CARTELLONE
IN SCENA PER 4 REPLICHE: 16, 23, 29 agosto, 6 settembre
di Elisa Pedini
Ha debuttato il 10 agosto sul palco dell’Arena di Verona, TOSCA, ultimo titolo in cartellone di questo 97° Opera Festival.
Amo profondamente quest’opera pucciniana e in modo particolare apprezzo la regia e scenografia di questa Tosca, che ho già potuto ammirare e gustare diverse volte senza esserne mai stanca.
Infatti, Tosca è riproposta al pubblico nell’allestimento del regista argentino Hugo de Hana del 2006, dove una colossale testa d’angelo con la sua possente mano armata di spada, dominano e controllano quanto avviene sulla scena. L’impatto visivo, quanto quello emotivo sono fortissimi. I simbolismi sono evidenti, tanto con il luogo in cui si svolge la tragedia, Castel Sant’Angelo, quanto con i richiami religiosi.
Così, l’Arcangelo Michele, che domina dall’alto uno dei monumenti più famosi di Roma, domina il palco areniano e si fa testimone d’un dramma ad un tempo politico, religioso e amoroso.
Avendo amato quest’opera, anche questa volta, nonostante un’implacabile canicola, passo a farvi la rensione alla prima di Tosca.
Dal podio un sommo Daniel Oren ci ha regalato una densa esecuzione di tutta la complessità della partitura pucciniana. Il suo indefesso amore per i dettagli e le sfumature sonore ha reso grandeggiante e coinvolgente quest’opera, donandoci una rappresentazione compatta. Il pubblico non poteva che andare in estasi.
Nel complesso, decisamente buona e convincente anche l’esecuzione da parte dei cantanti.
A tal proposito, mi piace indulgere su alcune precisazioni prima d’andare a darvene una critica.
Infatti, vorrei sottolineare che l’arsura e la forte umidità incidono notevolmente su fiato e corde vocali, soprattutto se vi si aggiungono l’emozione d’una prima in Arena e costumi di scena, tanto meravigliosi quanto pesanti.
In più, le poche prove effettuate, dovute, al contrario, al maltempo dei giorni precedenti.
Partiamo da lei, la soprano Saioa Hernández, debuttante sul palco areniano nei panni di Tosca. Sin dalle prime note, c’incanta col suo timbro deciso e pulito e la sua voce ferma, ampia, potente. Il fraseggio è buono, seppur non perfetto. Probabilmente, per l’emozione risulta poco teatrale nel personale e nella presenza scenica. Tuttavia, ci regala una Tosca Floria convincente. Apprezzabile nell’Aria “Non la sospiri la nostra casetta”, in cui riesce a imprimere una vena più passionale, tipica del personaggio di Tosca e nell’Aria “Vissi d’arte, vissi d’amore”, in cui vibra la sua accorata richiesta d’un “perché” a Dio.
Poi, non si può che elogiare il tenore Fabio Sartori, che ci porta in scena un più che convincente Mario Cavaradossi. Sin dalla Romanza “Recondita armonia” esce un personaggio vero e vibrante. Buono il fraseggio. La sua voce è calda, pastosa, sensuale; seppur difetta un poco nel solito timbro squillante e potente. A mio avviso, per il forte caldo; poiché dal II Atto, col lieve abbassarsi della temperatura, anche la sua voce si fa più pulita e potente. Infatti, con l’Aria “E lucean le stelle”, seduce letteralmente il pubblico, che, a gran voce, acclama e ottiene, il bis.
Infine, alla voce baritonale di Ambrogio Maestri è affidato il cinico e perverso Scarpia. Grazie alla sua voce calda, dal timbro deciso, ben rimarca e risalta i toni dell’intrigo, dell’immoralità e del sadismo del personaggio, regalandoci uno Scarpia reale e a tutto tondo, riuscendo persino a dare quel senso di distanziamento che un tal personaggio, nella realtà, susciterebbe. Buono il fraseggio.
Concludendo, una prima di tutto rispetto che ha riscosso il suo più che meritato tributo dal pubblico.
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