CANOVA-THORVALDSEN recensione mostra
CANOVA-THORVALDSEN
LA NASCITA DELLA SCULTURA MODERNA
PRESSO
GALLERIE D’ITALIA
Piazza Scala, Milano
DAL 25 OTTOBRE 2019 AL 15 MARZO 2020
di Elisa Pedini
Presentata oggi alla stampa la straordinaria mostra CANOVA-THORVALDSEN La nascita della scultura moderna presso le Gallerie d’Italia, polo museale e culturale d’Intesa Sanpaolo in Piazza Scala a Milano.
L’esposizione, organizzata in collaborazione con il Museo Thorvaldsen di Copenaghen e il Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo, apre domani 25 ottobre e sarà visitabile fino al 15 marzo 2020.
La conferenza è stata introdotta dagli interventi del sindaco di Milano, Giuseppe Sala e del Presidente emerito d’Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli.
In particolare, questa mostra rappresenta un evento importante nella storia delle Gallerie.
Infatti, esse aprivano i loro spazi e il loro patrimonio al pubblico, otto anni fa, proprio con una mostra dal Canova a Boccioni.
Invece, per il pubblico, l’esposizione rappresenta un’occasione unica per plurimi motivi.
Primo, con certezza, la possibilità di vedere e gustare ben 160 opere, provenienti da musei e collezioni private di ben venti paesi diversi in tutto il mondo.
Poi e qui, a mia opinione, sta la genialità vera di questo percorso espositivo, si ha l’incredibile opportunità di calarsi, letteralmente, in quel fine 1700.
Un periodo, impregnato dell’anima del Neoclassicismo arcadico e già vibrante della vita del Preromanticismo.
Infatti, dalla passione e dalla meticolosità dei due curatori, Stefano Giannesso e Fernando Mazzocca, nasce un vero e proprio cammino all’interno delle personalità dei due artisti.
Esattamente, mi sono sentita completamente coinvolgere da quella che non è una semplice comparazione di due modi di lavorare diversi di due grandissimi artisti.
In realtà, Canova e Thorvaldsen sono coevi, il primo ha solo 15 anni più del secondo.
Eppure, sono contrapposti e vengono proposti insieme, oggi, per la prima volta.
Ma, CANOVA-THORVALDSEN La nascita della scultura moderna è una vera e propria rievocazione di due personalità contrapposte, due uomini, due vite.
A tal riguardo, sottolineo che la mostra è suddivisa in diciassette sezioni a tema, tutte di pregio.
Esattamente, esse documentano la straordinaria complessità delle creazioni di Canova e Thorvaldsen e come abbiano mutato e influenzato la storia della scultura a livello nazionale e internazionale.
Tuttavia, le informazioni generiche sono facilmente reperibili.
In aggiunta, la mostra è talmente, di notevole e straordinario valore, che solo una minuziosa descrizione potrebbe renderle onore.
Ciò nondimeno, finirei col tediarvi.
Allora, trattandosi d’una recensione, consentitemi d’indulgere su ciò che più mi ha colpita e incantata.
All’ingresso, troviamo subito ad accoglierci Le Grazie e la danza, dove i due celeberrimi capolavori si confrontano.
Subito, si può apprezzare la tecnica completamente differente.
Da un lato, Antonio Canova: riservato, delicato, meticoloso, “scultore dell’ideale” e pure un po’ stempiato.
Dall’altro, Bertel Thorsvaldsen: espansivo, virile, pragmatico, “scultore del reale” e dotato di folta chioma boccoluta.
Il primo, disegna o dipinge su carta ciò che ha in testa, poi, lo materializza nella creta, quindi, con un lungo procedimento diviene un calco in gesso: il modello.
Poi, questo, si tramuterà, grazie al lavoro di espertissimi artigiani anonimi, nel marmo.
A questo punto, il Canova interviene con una tecnica lunghissima e complessa di lavorazione del marmo perché esso divenga «carne viva». E vive e umane sono le sue Grazie.
Thorsvalden dà meno peso al dettaglio, l’aspetto del suo marmo resta farinoso e s’avvale dell’ausilio di scultori molto esperti e già noti, delegando loro il lavoro. E più statiche e austere appaiono le sue Grazie con Cupido.
Inoltre, anche la rappresentazione dei due studi riporta questa opposizione.
A questo riguardo, mi piace sottolineare che la riproduzione dello studio del Canova presente in mostra, è l’unica mai fatta ed è relativa al primo laboratorio del Maestro.
In più, mi ha colpita in modo particolare, come i due artisti vengono rappresentati dagli artisti loro amici.
Infatti, Antonio Canova, non era solo un genio e un maestro; ma era anche persona di notevole spessore umano e molto amato, nonostante fosse molto riservato.
Ne consegue, che i suoi ritratti mettano in evidenza proprio la sua anima, o questo mi hanno trasmesso. In particolare, la luce ritratta nei suoi occhi mi ha incantata.
Ugualmente, Bertel Thorsvalden era uomo molto amato; ma proprio per il suo carattere espansivo e socievole.
Qui, a colpirmi è stato il ritratto che fa di lui Ditlev Conrad Blunck, cogliendolo in un momento di gioiosa convivialità, all’osteria con i suoi amici e aiutanti.
In aggiunta, vorrei porre l’accento sui bassorilievi.
Thorsvalden è chiamato il “patriarca del bassorilievo” e sono rimasta letteralmente rapita da queste figure che con forza sembrano voler uscire dal marmo e vivere.
Al contrario, Canova, presente in mostra con tredici bassorilievi in gesso, non li tradurrà mai in marmo.
Infatti, per lui rappresentavano soltanto dei cadeaux con cui omaggiare i suoi più intimi corrispondenti.
Tengo a precisare, che tali bassorilievi sono permanentemente esposti alle Gallerie d’Italia e appartengono alla collezione dell’Ottocento della Fondazione Cariplo.
In conclusione, CANOVA-THORVALDSEN La nascita della scultura moderna è decisamente una mostra da non perdere e da gustare, a tutto tondo, in ogni senso.
Infine, segnalo che in contemporanea a CANOVA-THORVALDSEN La nascita della scultura moderna, sempre domani 25 ottobre, inaugura anche la mostra al GAM Canova. I volti ideali. Fortemente focalizzata sulla creazione e sull’evoluzione delle “teste ideali” e quindi, su un periodo ben preciso della vita produttiva del Canova: dal 1811-1822.
2 Replies to “CANOVA-THORVALDSEN recensione mostra”
Tanta magnificenza nei ritratti e nelle sculture di marmoreo candore in un contesto altrettanto imponente per le caratteristiche architettoniche.
Assolutamente vero! Mostra sublime in luogo sublime.