Con le tue labbra senza dirlo: recensione allo spettacolo
CON LE TUE LABBRA SENZA DIRLO
DI E CON
PAOLO FARONI
IN SCENA FINO AL 27 OTTOBRE 2019
RECENSIONE ALLO SPETTACOLO
di Elisa Pedini
CON LE TUE LABBRA SENZA DIRLO di e con Paolo Faroni, per una produzione della Compagnia Blusclint, in scena fino al 27 ottobre sul palco del PACTA Salone dei Teatri, è uno spettacolo, decisamente, coinvolgente e molto intelligente.
Oltre che gestito con un’ironia e un umorismo fuori dal comune.
Sul palco una sedia, un attore e una lavagnetta. Nient’altro.
D’impatto, penserete a qualcosa di scarno, di semplice. Tutt’altro.
Infatti, il monologo non solo è ricco di rimandi psicologici, mitologici e letterari; ma scorre con un ritmo serrato, vivace, travolgente.
Da solo, sul palco, Paolo Faroni ipnotizza il pubblico e lo porta a spasso dentro alla mente e alla vita del suo personaggio, in un equilibrio perfetto tra l’ilare e l’intellettuale.
Inoltre, si mostra come una rappresentazione compatta e di pregio sia dal punto di vista registico, che di sceneggiatura, che attoriale.
In più, la potenza evocativa e quella interpretativa dell’attore consentono allo spettatore d’immaginare con chiarezza situazioni, personaggi, luoghi.
Aggiungo, perfetti i tempi d’innesto dei rimandi culturali, precisi, aulici; ma mai pedanti, perché saggiamente alternati a pause ben calibrate e a un’ironia, che sa farsi piccante, talvolta grottesca; ma mai scadente.
Nonostante la vicenda sia surreale, tutto diviene incredibilmente reale.
Così, quest’uomo nato il 10 luglio del 1975, che abita in un “monoloculo”, con tanto di tromp-l’oeil al posto della finestra, all’undicesimo piano senza ascensore d’un condominio, ci parla di sé, del nonno muto che s’esprime scrivendo su una lavagnetta parole di sole cinque lettere, del suo migliore amico, Vinnie, gay e attore, che, per ribellarsi a un teatro un po’ eccessivamente realistico, apre il suo teatro per bambini.
Tutto ha inizio alle medie, quando il professore d’italiano, laureato in psicologia, decide di somministrare alla classe un test, chiedendo ai ragazzini di disegnare un albero.
Quindi, il nostro eroe, o anti-eroe, sente d’aver trovato il dettaglio geniale e disegna un buco nel tronco.
Da qui, l’interpretazione freudiana del disegno del ragazzino.
In realtà, lui ha disegnato una cosa precisa e tenera nella sua immaginazione di bambino. Tuttavia, l’apparenza è un’altra. Quanto ci ricorda il caro boa che inghiotte un elefante e che cappello non è, quel foro, che è calore e riparo e buco solo all’apparenza.
Poi, a salvarlo dall’infausto «oracolo» del professore, giunge il nonno con la sua lavagnetta e le sue parole di cinque lettere. “L’AURA”, scrive il vecchio.
Dunque, è così che da un’ossessione passa a un’altra, in un climax di potente ironia.
Scopre il Petrarca e l'”amor cortese” e con esso la donna che sublima dal terreno all’ideale. Passa i dieci anni successivi a disegnare e immaginare una donna, la stessa donna, sempre lei.
Tuttavia, non voglio dirvi altro, perché CON LE TUE LABBRA SENZA DIRLO è veramente una rappresentazione degna di nota e va visto e gustato dal primo all’ultimo minuto.
Per scoprire che tutti noi, alla fine, siamo quell’uomo, abbiamo disegnato qualcosa che gli adulti non hanno capito con conseguenze più o meno traumatiche, siamo tutti Orfeo con le nostre Euridici di pietra, abbiamo tutti le nostre ossessioni e non da ultimo, abbiamo tutti una Riccarda III nel condominio, a prescindere dal ruolo che vi svolga e questa, sì che vi lascio la curiosità di scoprire chi è.
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