LEZIONI DI MUSICA: Antonio Vivaldi
RUBRICA “LEZIONI ALL’ACADEMY”
Lezioni a cura di: Prof. Riccardo Scharf
Docente al Dipartimento di Musica e al Dipartimento di studi classici
LEZIONI DI MUSICA: ANTONIO VIVALDI
E LA SUA VENEZIA CON GOLDONI E CASANOVA
Continuano le mie lezioni di musica e oggi voglio portarvi nel mondo incantato di Antonio Vivaldi.
Perché, l’immaginazione può essere anche una macchina del tempo e portarci indietro, in luoghi ancor vivi e pieni di sonorità, odori, persone.
Bella doveva essere la Venezia del ‘700.
Bella, coi suoi canali pieni di barche provenienti da tutto il Mediterraneo e brulicanti di vita.
Divina e opulenta, con quelle dame che passeggiavano per le strette calli e prendevano le gondole per passare da un isolotto all’altro (muoversi con la gabbia1 attorno alle gambe e un paio di chili di parrucca sulla testa era davvero difficile), con quelle prostitute sdentate che si affacciavano alle case e offrivano servizi di ogni genere ai viaggiatori sempre più numerosi, con le chiese straripanti di orchestre ed i teatri dal programma sempre più ricco.
Si era al tramonto dell’epoca d’oro della Serenissima.
Quando, ormai, il traffico mercantile si era assestato e spostato nelle mani di inglesi e francesi ed il mar Mediterraneo, aveva smesso di essere il cuore pulsante del mondo, per essere considerato quasi un lago nostro, delle genti italiche.
E Venezia, la perla del mare, era rimasta quasi una delle ultime oasi di scambi mercantili e culturali.
In attesa che, il nuovo mondo si affermasse prepotente sulla scena e che la Britannia dominasse, così come Wagner avrebbe scritto2 più di un secolo dopo.
D’altronde, la città era meta, oltre che di mercanti all’inseguimento di prelibatezze dall’oriente a basso prezzo, anche di letterati in cerca di libertà di pubblicazione3 e di rampolli della nobiltà anglo-franco-germanica.
Sì, perché, dalla fine del secolo precedente si era diffusa la moda del Gran Tour.
Ovvero, i nobili francesi e tedeschi venivano in Italia per accrescere le loro cultura e spiritualità, visitando le vestigia della civiltà romana4, di quella rinascimentale ed ascoltare la musica in lingua italiana.
Ovviamente, anche il teatro ne beneficiava.
Infatti, se pensiamo che il toscano Lulli5 aveva imposto lo stile italiano.
Inoltre, lo stesso Moliere aveva faticato all’inizio della sua carriera di attore e drammaturgo ad affermarsi, poiché la compagnia degli italiani la faceva da padrone in Francia.
Dunque, a Venezia si scorgevano moltissimi stranieri ricchi che spendevano e spandevano e alcuni addirittura venivano in cerca di moglie.
Qui, Antonio Vivaldi, detto il prete rosso, dirigeva l’Orchestra delle Putte dell’Ospitale.
Si trattava d’un ensemble composto interamente da ragazze orfane, diseredate o affette da sindromi varie.
Non di rado si vedeva un nobile o addirittura un affermato musicista assistere ai concerti delle putte6 più e più volte, per poter scegliere una futura moglie7.
Così, Don Antonio Vivaldi, ricoprendo per anni la carica di maestro de’ concerti de l’Ospitale, ebbe non solo la possibilità di sperimentare le sue composizioni, ma anche di scegliersi una Scolara che non lo abbandonò e che addirittura viveva con lui assieme alla sorella a mo’ di perpetua8.
Questa convivenza del prete, che non celebrava messa per via dell’asma, con due ragazze giovani e nubili destava scandalo a Venezia.
Ma, Don Antonio, era ben al di sopra di possibili critiche.
Esattamente, grazie alla sua ricchezza ed alla fama che i suoi componimenti avevano raggiunto in tutta Europa.
Perciò, si era disposti a chiudere un occhio sul comportamento di quel geniale figlio di sarto e violinista.
Nonostante avesse preso i voti e vivesse sempre circondato da ragazze nubili.
Addirittura, convivesse con due di loro; addirittura, sorelle.
Anna Girò9 era la sua preferita.
Nonostante non avesse delle doti canore così eccezionali, Antonio Vivaldi pretendeva che le opere fossero scritte e tagliate su di lei.
Era la Venezia del 1735.
Una città ricca e straripante di vita, in cui le forme teatrali si andavano pian piano allargando non solo alla nobiltà, ma anche alla nascente borghesia, che avrebbe, poi, ricoperto un ruolo dominante nel secolo successivo.
A quel tempo, l’attore e commediografo Carlo Goldoni non aveva ancora iniziato la sua opera riformatrice del teatro.
Quella che avrebbe portato le maschere della commedia dell’arte a trasformarsi in personaggi del teatro borghese dallo spessore psicologico profondo.
In questo scenario, così pieno di tripudio della cultura, Don Antonio mandò a chiamare il giovane Carlo.
La ragione: sistemare la Griselda10 che gli avrebbe fruttato la direzione musicale del teatro San Giovanni Crisostomo.
Così, il Goldoni, si presentò in casa di Vivaldi e fu ricevuto da Paolina.
Poi, il maestro arrivò e rimase deluso, nel vedere quel giovanotto, con un’aria più da avvocato che da commediografo, il viso rubizzo e gaudente e la bocca aperta in un sorriso sarcastico.
Antonio Vivaldi, poiché era abituato a comporre musica ad una velocità incredibile e ormai sessantenne, ritenne che Goldoni non sarebbe riuscito nell’audace compito di adattare per la sua amante Annina, graziosa e sfiatata11, le arie della Griselda.
Nonostante il palese atteggiamento di sfiducia e boria, il buon Carlo, che aveva la penna veloce quasi come la lingua12, compose i versi richiesti.
Esattamente, li scrisse sul retro di una lettera che aveva in tasca e li consegnò allo stupefatto maestro.
Vivaldi, entusiasta, chiamò anche le sorelle Anna e Paola, ad assistere a quel fortunato simposio con un autore tanto prolifico ed esperto.
Successivamente, Goldoni stesso utilizzò questa scena come prefazione alle proprie Commedie, quando, ormai, il maestro Vivaldi era passato a miglior vita.
E… Casanova?
Anche se all’epoca dell’incontro il giovane Giacomo si trovava a Padova a studiare.
In realtà, i tre personaggi sono legati dai rapporti avuti con un patrizio veneziano che interagì con tutti e tre: Michele Grimani.
Infatti, il Grimani possedeva 4 dei teatri più attivi a Venezia e fu impresario di Goldoni e di Vivaldi.
Secondo voci popolari13, addirittura, padre naturale di Giacomo, che era figlio di due attori molto noti dell’epoca.
NOTE:
1 Gabbia o gabbione era il termine usato per definire la pesante armatura in ferro e legno che sosteneva i vestiti delle dame del ‘700.
2 Il componimento Britannia Rule venne scritto da Richard Wagner nel 1837 come overture del concerto in re maggiore, riprendendo il noto poema di Thomson del 1740.
3 Sia a Venezia che ad Amsterdam la censura non era riuscita ad esercitare un forte potere e dal XVI° secolo, più o meno dall’epoca della controriforma, si era diffusa la pratica di far stampare libelli e libri contenenti informazioni scomode nelle due città portuali del vecchio continente.
4 Si era agli albori dell’archeologia, che si sviluppò con maggior affermazione soprattutto alla fine del XVIII° secolo.
5 Francesizzato in Lully e divenuto austero controllore della produzione teatral-musicale francese sotto il regno di Luigi XIV°.
6 Il termine triviale puttana deriva da una aggiunta lessicale del fonema germanico –ane al sostantivo dialettale putta, con una traduzione che più o meno può essere ragazzaccia.
7 Tra le testimonianze di questa pratica troviamo Quantz, il celebre riformatore del flauto, il filosofo Rousseau, il viaggiatore inglese Edmund Wright e in epoca più tarda addirittura Goethe.
8 La cantante Anna Maddalena Tessieri e la di lei sorella Paolina Tessieri.
9 Il nome d’arte della Tessieri.
10 Opera scritta dal poeta e librettista Apostolo Zeno.
11 Goldoni ce la descrive così: Non era bella, ma aveva grazia, begli occhi, bocca affascinante, poca voce, molto talento per recitare.
12 Era stato licenziato pochi anni prima per aver composto un poemetto satirico che prendeva in giro le allieve del collegio dove era precettore.
13 E secondo quanto riportato nella Biografia dello stesso Casanova.
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