Storie restituite: recensione mostra

STORIE RESTITUITE

I documenti della persecuzione antisemita nell’Archivio Storico Intesa Sanpaolo

 

 

PRESSO

GALLERIE D’ITALIA

Piazza della Scala, 6, Milano

 

 

DAL 23 GENNAIO AL 23 FEBBRAIO 2020

 

 

 

UNA MOSTRA IMPORTANTE, TOCCANTE, IMPATTANTE

CHE DA DOMANI CONSEGNA ALLA COMUNITÀ DOCUMENTI DELLA NOSTRA STORIA SEMPRE CONSULTABILI, PERCHÉ LA “MEMORIA” LA SI ESERCITA TUTTI I GIORNI

 

 

 

 

di Elisa Pedini

 

 

 

Presentata stamattina alla stampa la mostra Storie resituite I documenti della persecuzione antisemita nell’Archivio Storico di Intesa Sanpaolo presso le Gallerie d’Italia di Milano, che permette la visione di testimonianze storicamente importanti, quanto umanamente agghiaccianti.

"Kainós Magazine® Storie Restituite recensione mostra"
Ph by Kainós Academy®

Infatti, l’esposizione presenta il progetto di riordino del fondo archivistico riguardante i beni espropriati, confiscati e sequestrati in Lombardia dall’EGELI.

L’Ente di Gestione E Liquidazione Immmobiliare era un organo governativo istituito all’interno dei provvedimenti razziali del 1938.

Esattamente, esso doveva occuparsi dei beni espropriati agli ebrei, ovvero, ai cittadini considerati di nazionalità nemica.

Nel 1939, all’ente venivano affidati anche gli immobili divenuti di proprietà statale.

Nel 1944, passavano all’ente le aziende industriali e commerciali già dichiarate nemiche dal governo.

Ph by Duilio Piaggesi

Nello stesso anno, s’inasprivano le misure contro gli ebrei sancendo la confisca totale di tutte le proprietà ebraiche italiane e straniere.

Naturalmente, anche queste entravano nell’ambito dell’attività dell’Egeli.

Consentitemi d’invitarvi a riflettere sul fatto che sterminio e defraudazione sono strettamente legati.

Il fine non è solo liberarsi del popolo ebreo.

Si vuole, letteralmente, eradicarne la cultura, cancellarne ogni traccia.

Così, la confisca dei beni, l’esproprio, il saccheggio divengono il mezzo migliore per “fare cassa”, da un lato e per cancellare una cultura pericolosa, dall’altro.

"Kainós Magazine® Storie Restituite recensione mostra"
Ph by Kainós Academy®

Il fondo Egeli è costituito da 300 faldoni d’archivio contenenti oltre 1500 pratiche nominative di cittadini ebrei italiani e stranieri che subirono un procedimento di confisca e sequestro dei beni.

Inoltre, ad essi s’aggiungono circa 500 pratiche di cittadini dichiarati nemici sulla base della legge di guerra del 1940 e i di cui beni furono confiscati da Egeli.

Storie restituite è una mostra importante e di grandissimo valore, perché va oltre la ricorrenza commemorativa del Giorno della Memoria.

La memoria, per essere tale, deve essere presente tutti i giorni.

Mi piace sottolineare che non è storia lontana, bensì, è storia che, ancora, porta il suo carico di atroce sofferenza.

La memoria ha un senso se impara dal passato, per un presente migliore e per crescere nel futuro.

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Da sx: Michele Coppola, Barbara Costa, Gadi Luzzato Voghera – Ph by Duilio Piaggesi

Ecco, in un paese che non ha memoria, in una società che ha dimenticato le basi del “civile”, è importante e fondamentale una mostra come questa, che ha risvolti ben più profondi e duraturi dell’evento in sé.

Infatti, l’inventario delle carte e tutta la documentazione costitutiva del Fondo sono messi a disposizione della comunità e consultabili da parte di chiunque volesse approfondire.

Ora, voglio che siano le parole di chi ha fortemente voluto, organizzato e quindi allestito Storie restituite a presentarvi la mostra prima di darvene la mia descrizione.

Michele Coppola, Direttore Arte, Cultura e Beni Storici Intesa Sanpaolo, introduce:

«(…) Creare occasioni di riflessione. Momenti di cultura, di arte e di diffusione delle stesse (…) Conservare le radici con la comunità e la storia (…) Ci sono dei comportamenti che qualificano la propria identità (…) e in questo senso procedono le iniziative di Intesa. (…)

La conservazione di documenti è già una ragione sufficiente per giustificare l’impegno e la ragion d’essere delle stesso; ma qui subentrano anche l’amore e la convinzione. (…)

Ph by US Intesa Sanpaolo

Non è un caso che sia stata dedicata a questa mostra una sala importante nel primo palazzo delle Gallerie: Palazzo Anguissola. (…)

Questo è il significato di museo: offrire un servizio alla società aiutando la diffusione della conoscenza e chiedendo d’alzare l’attenzione verso la cultura».

Barbara Costa, curatrice di Storie restituite con Carla Cioglia, nonché responsabile dell’Archivio storico di Intesa Sanpaolo, sottolinea:

«Questa mostra rappresenta la fine d’un percorso d’un lavoro di due anni di tutela e inventariazione dell’archivio. (…) Il Fondo archivistico nasce all’interno della Banca ove sono confluiti gli archivi delle banche che sono state acquisite dal Gruppo. (…)

Lo scopo era garantire la conservazione, ma anche la consultazione.

Infatti tutta la documentazione sarà a disposizione di tutti presso l’Archivio Storico del Gruppo Intesa Sanpaolo in Via Morone, 3. (…)

Il desiderio era far entrare le persone nell’archivio del Fondo Egeli. (…)

La metratura della stanza usata è esattamente quella occupata dall’archivio. (…)

Ph by US Intesa Sanpaolo

Il desiderio era quello di far conoscere la parte meno esplorata che è quella delle esprospriazione dei beni (…) i «beni nemici» (…) dal 1938. (…)

Le carte ci testimoniano questo. (…)

Inoltre, confrontarsi con l’archivio del CDEC per cercare le schede delle persone, è stato d’ancor più forte impatto. (…) Vederne i volti (…) le foto non ci sono nell’archivio delle pratiche Egeli».

Ecco, la commozione, che fa tremare la voce di Barbara Costa, è la stessa che mi fa venire i brividi mentre ascolto.

Mi piace, ancora, portarvi a riflettere sull’«espropriazione dei beni nemici». I «nemici» sono italiani. Italiani contro italiani.

Questa, è una storia di “scissione” e consentitemi, parafrasando Sigmund Freud e il riferimento non ha nulla di casuale, d’usare un termine psicoanalitico, “Spaltung”: dalla vita con la deportazione e i lager, dalla patria con l’esilio forzato, dalla cultura col saccheggio, la confisca, l’esproprio.

Gadi Luzzato Voghera, direttore del CDEC approfondisce:

«Il CDEC nasce come archivio di memorie e persone. (…)

Lo scopo di condividere informazioni (…) e grazie alle nuove tecnologie che consentono di far lavorare gli archivi in maniera sincretica. (…)

Ph by US Intesa Sanpaolo

Ebrei italiani che diventano nemici. (…)

Tutto registrato freddamente (…) due realtà che coesistono: l’esecutore e colui che subisce. (…)

Eppure, è lo stesso ambito culturale che convive. (…)

Abbiamo una responsabilità operativa (…) ricostruire la vita di quelle persone, perché quei testimoni non ci sono più».

Concludo, con due riflessioni.

Visitando Storie restituite, tra scaffali e faldoni, è impossibile non pensare a quei nomi, a quelle persone.

Inoltre, la commozione travolge nel leggere le vite di quelle sei persone, storie emblematiche intorno alle quali ruota il percorso esposistivo.

In più, fogli freddamente compilati. Nomi e cognomi e timbri. Questo, c’è, sulla carta. Ma, erano persone.

In realtà, esseri umani, quelli che timbravano e archiviavano meticolosamente.

In verità, esseri umani, quelli che assistevano impotenti al loro annientamento.

Allora, i brividi salgono insieme al groppo in gola.

Poi, l’occhio mi cade sulla locandina della mostra e noto un elenco straziante di cose: giocattoli per lo più.

Mentre scorro, con lo sguardo, raggelata, noto quella “p.” Osservatela bene.

Vuol dire “parzialmente”. Una bambola p.(arzialmente) rotta.

Già, perché oltre al minuzioso, maniacale, inventario dei «beni nemici», ne andava registrato anche lo stato di conservazione.

Decisamente, Storie restituite è una mostra da vedere, con calma, in silenzio. Per portare memoria.

 

 

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