THE PLAY: recensione allo spettacolo
HA DEBUTTATO STASERA IN PRIMA NAZIONALE AL FACTORY32
THE PLAY
RECENSIONE ALLO SPETTACOLO
UNA STORIA DI TEATRO, NEL TEATRO E COL TEATRO
UNO SPUNTO PROFONDO CHE SPINGE A RIFLETTERE E AL “LAVORO SU DI SÉ”
IN REPLICA DOMANI, 25 GENNAIO ALLE ORE 21:00
E DOMENICA 26 GENNAIO ALLE ORE 16:00
di Elisa Pedini
Ha debuttato stasera in prima nazionale sul palco del Factory32, lo spettacolo The Play, per la regia e la sceneggiatura di Riccardo Italiano e Severino Cirillo.
Il Factory32 è uno spazio teatrale delizioso: piccolo, essenziale; ma perfettamente strutturato al millimetro in ogni sua parte. Un piccolo capolavoro d’architettura teatrale che consente un’interazione attore/spettatore piena e potente.
Da ciò, si può ben comprendere come uno spettacolo come The Play, giocato sulla psiche dell’attore, del personaggio e dello spettatore, risulti ancor più convincente.
In scena, Riccardo Italiano e Iaia Ferri ci portano dentro un mondo oscuro e complesso: la mente.
E proprio l’oscurità totale e la penombra caratterizzano lo spettacolo in un gioco d’evocazione continua e costante d’un altrove, o meglio, d’un “alter“, tenendo lo spettatore in bilico fino alla fine. Così come, il gioco di climax e anti-climax ne tiene l’attenzione. Ma, seguitemi, perché, il gioco, è appena cominciato, appunto.
Nel buio una voce fuori campo inizia già a gettare il primo seme della riflessione, della ricerca.
«(…) Sono le cose che non scegliamo a renderci quello che siamo (…)» ci dice la voce.
Poi, s’accende una lampada: unica fonte di luce.
Nella penombra, gli attori siedono a un tavolo, l’uno di fronte all’altra. Lui, Tommaso, è in carcere perché accusato d’aver sterminato la sua famiglia; lei, Maddalena, è una giornalista d’inchiesta che va a intervistarlo.
Comprendiamo che entrambi arrivano da realtà sociali periferiche, probabilmente difficili. Non lo hanno scelto. Tuttavia, hanno scelto d’essere altro da ciò che li circondava.
Da un lato, Tommaso, che si professa innocente, sostenendo d’essere rientrato prima a casa per un malore e d’aver trovato la famiglia massacrata.
Dall’altro, Maddalena, che non gli crede e lo incalza.
Infatti, la sua storia non regge e la gente, là fuori, vuole un colpevole.
Ne consegue, che la tensione psicologica e il pathos raggiungano il loro climax.
Tommaso commenta: «La caccia alle streghe non è mai finita, solo che adesso i roghi sono i Social».
Ecco, l’attualità, la realtà nuda e cruda, la frattura, che porta la mente dello spettatore dal lambiccarsi sulla storia convulsa di Tommaso, al riflettere su quel sarcasmo tagliente che in una manciata di parole descrive il degrado dell’odierna società.
Tuttavia, la vera genialità sta nell’interruzione reale dello spettacolo, che per un istante sgomenta il pubblico.
Di lì a pochi istanti, tutto diviene chiaro ed entra in scena lui, il vero protagonista: il teatro.
Esattamente, col suo carico di vita, con la sua forza catartica, con quella crescita interiore che impone, onusta di emozioni e di vissuto.
D’altronde, il titolo parla chiaro: The play. Ovvero, il gioco, lo spettacolo, lo schema; tutte le traduzioni sono corrette e devo ammettere che Riccardo Italiano ci gioca con grande maestria.
Così, quel lavoro su di sé che l’attore compie ogni volta che deve dar vita a un personaggio, diviene il vero protagonista e obbliga il pubblico a una nuova riflessione.
Allora, ecco lei, l’attrice, che in un monologo sublime ci parla di lei, Maddalena, il personaggio e ci racconta quel che esattamente accade durante la preparazione: alle volte, Maddalena sembra esserci, è lì, la sente, la comprende; altre volte, invece, sfugge via.
Tuttavia, non siamo che a metà spettacolo e il bello deve ancora arrivare; ma, a voi, lascio il piacere di scoprirlo.
Decisamente, uno spettacolo convincente e compatto, da vedere.
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