RICORDANDO L’AULA: KAINOS® RIFIUTA LE ETICHETTE
RICORDANDO L’AULA:
quarta puntata
DSA? GRAZIE, NO!!!
KAINÓS® RIFIUTA LE ETICHETTE
LA DIDATTICA NON DEVE MARCHIARE LE PERSONE PER GIUSTIFICARE I SUOI FALLIMENTI.
SEMPLICEMENTE, NON DEVE FALLIRE!!!
TORNEREMO PRESTO INSIEME!
di Elisa Pedini
Per quest’ultima uscita di “Ricordando l’aula” abbiamo dibattuto a lungo in Redazione.
Nel constatare che, quando ami il lavoro che fai, finisci con l’amare tutto quel che fai e tutti quelli con cui lavori, la scelta è diventata davvero difficile.
Per conseguenza, o ci rassegnavamo a fare un milione di uscite relative a ciascuna esperienza vissuta, oppure, dovevamo per forza scegliere.
Così, tra il tirare la moneta e lasciare al caso la scelta e lo scegliere noi, fedeli alla nostra indole «ostinata e contraria», abbiamo deciso di fare i provocatori, scagliandoci contro quanto, sopra ogni cosa, ci fa arrabbiare.
Mi fa arrabbiare.
Ovvero, la moda delle etichette.
Quant’è comodo piazzare una bella etichettina che solleva e pulisce le coscienze di tutti.
In primis, della didattica tradizionale che bellamente se ne infischia dei disastri che ha prodotto e produce e se ne va per la sua strada; di famiglie e discenti che trovano la scusa ideale per potersi sedere e così via.
Tuttavia, le persone non sono capi d’abbigliamento.
Non si possono e non si devono mettere etichette agli esseri umani.
Qua, in Kainós®, la didattica olistica non conosce né limiti, né barriere, né etichette e ogni scusa crolla, come un aquilone al vento.
Ricordo bene quando S., mamma di M., dislessica, venne qua con la pupa.
Incontro tutti i miei discenti, sempre, personalmente, insieme con il docente, che seguirà la preparazione, o i docenti, se le materie sono plurime.
S. era preoccupata per un verso, disperata per l’altro.
M. era cupa e a sguardo basso.
S. mi disse: «Direttrice, mia figlia è una DSA, non pretendiamo che apprenda come gli altri, ma che almeno non ce la boccino, perché …».
Scusandomi, con dolce fermezza, interruppi subito S. e le dissi: «Signora mia, in assenza di patologie, psichiche o fisiche, il cervello umano apprende. Punto. Il processo d’apprendimento segue step rigorosissimi e scientifici. Qualcuno ne predilige certuni, qualcun altro, cert’altri; ma quelli sono. Quando ha varcato la soglia dell’Accademia, lei ha tacitamente accettato il costume locale: qua c’è cultura, quindi, c’è casa. Dove c’è casa, ci sono accoglienza e amore e per nessun motivo, mai, giudizi ed etichette. Per la nostra didattica, sua figlia è normalissima e non avrà problema alcuno. Certo, ci sarà da lavorare; ma ribadisco che non avrà problemi né a recuperare, oggi, né ad affrontare il resto della sua vita, con le sue gambette, da oggi in poi. Invece, se cerca il Gatto e la Volpe e una pacca sulla spalla, vada pure altrove».
S. restò per un attimo totalmente spiazzata, poi vide M. aprirsi in un sorriso.
Così, non esitai un solo istante e risposi al suo sorriso.
«Ma, davvero sono normalissima?» disse M.
«Guarda, da comportamentalista, così a occhio, non hai la più ben che minima capacità critica sui tuoi limiti e le tue capacità, ansiosa, l’autostima sotto le suole delle scarpe e temi a tal punto il giudizio altrui da non riuscire a sostenere lo sguardo del tuo interlocutore per più d’un paio di secondi. Per come la vedo io, non sei più disturbata dell’80% dei tuoi coetanei».
M. spalancò i suoi occhioni e me li fissò in faccia. Magia della consapevolezza!
Un essere umano, posto nella condizione d’essere consapevole, per sua natura intrinseca e inconscia, autosfiderà i suoi limiti.
M. è rimasta con noi solo 5 mesi. Il tempo d’imparare a conoscersi e di metabolizzare tutti gli strumenti necessari per “scavalcare il recinto”, da sola e correre, da sola.
Come M., anche W., V., L., M.(2), G. e tantissimi altri.
Tutti sono entrati qui col peso d’una qualche etichetta sociale. Tutti hanno staccato a morsi quell’etichetta per cucirsene addosso un’altra: “Fatto da solo”.
Questa, è l’unica etichetta che ciascun essere umano dovrebbe potersi cucire sulla sua blusa.
Quella dell’Homo Novus, che è artefice di se stesso e del suo futuro.
Certo, richiede duro lavoro, coraggio e voglia di vincere, sia da parte dei discenti, che da parte nostra, che teniamo loro la mano fino al recinto.
Tuttavia, i Maestri servono, anche, a insegnare tutto questo.
Infine, non c’è soddisfazione più grande, per noi, del vedere i propri discenti felici, che corrono via, verso il mondo, verso la Vita che li aspetta, forti, sicuri, finalmente!
Tengo con orgoglio a precisare che Kainós® è un Metodo scientifico, è apprendimento puro, è cultura all’ennesima potenza.
Dove c’è cultura ci deve essere casa e “casa” vuol dire amore.
L’Amore include, non esclude; osserva, non giudica; accoglie, non discrimina; propone, non impone; nutre, non satura; sveglia la passione, ma non lega; ti circonda, ma ti rende libero.
Questa visione è legge in Accademia.
Amo, amo, amo.
A prestissimo, nuovamente in aula!!!
Ricordando l’aula: