Fano International Film Festival: intervista a Fiorangelo Pucci
FANO INTERNATIONAL FILM FESTIVAL 2020
XXXII EDIZIONE
UNA MANIFESTAZIONE DI PREGIO IN UNA TERRA MAGICA
INTERVISTA AL DIRETTORE ARTISTICO:
FIORANGELO PUCCI
di Elisa Pedini
È con grande piacere che voglio parlarvi di una rassegna che è una perla delle manifestazioni cinematografiche legate ai cortometraggi ed è tutta italiana: il Fano International Film Festival.
Una rassegna di pregio che giunge quest’anno alla sua XXXII edizione e che vanta una notorietà mondiale.
Nonostante ciò è stata capace di non perdere mai di vista i suoi segni distintivi: la genuinità, la serietà e l’elevazione culturale, tipiche della terra ove il Festival è nato e cresciuto: le Marche.
Con certezza, gran merito va al direttore artistico della manifestazione: Fiorangelo Pucci, persona di grande spessore che ha sempre lavorato duro, non solo in nome del buon cinema di qualità, ma anche nel rispetto di profondi valori e ideali.
Conosco molto bene questa rassegna perché è stata fra le prime che ho seguito sin dagli inizi della mia carriera di critico cinematografico. Le rassegne internazionali di corti, longeve e di pregio, sono poche e questa è una di quelle. Molti giovani registi, oggi affermati sul grande schermo, sono nati proprio all’interno di importanti fucine come il Fano International Film Festival.
Tuttavia, voglio che sia Fiorangelo a parlarvi di questa magnifica manifestazione.
D: Fiorangelo, il Fano International Film Festival è una rassegna dedicata al cortometraggio tra le più longeve e le più note. Vorresti raccontarne brevemente la storia ai nostri lettori?
FP: Siamo nati nel 1989, un anno impegnativo e importante. Fu un anno in cui in Europa cadevano tutti i muri e ci si apriva alla luce. Il cinema è l’arte della luce dinamica e in questo rappresenta non solo la libertà; ma s’avvicina anche all’uomo e alla sua natura di dinamismo illuminato. Questo è quello che ci ha ispirato. Ovviamente, nascemmo come manifestazione regionale, crescendo, nel tempo, a livello nazionale e poi, internazionale. Abbiamo sempre mantenuto quella qualità, quell’attenzione al dettaglio e quel rigore che ci vengono riconosciuti a livello mondiale e ci hanno permesso di giungere, qui, oggi, alla nostra XXXII edizione.
D: Esatto Fiorangelo, parliamo dell’edizione di quest’anno. La XXXII edizione del Fano International Film Festival cade in un anno a dir poco problematico. Come l’avete vissuta?
FP: A dispetto del Covid è stata un’edizione comunque prolifica. Più di 1500 opere da tutto il mondo e dai soggetti plurimi: dalla fiction, all’animazione, all’arte, al documentario. Trattandosi di corti parliamo di opere d’una durata massima di trenta minuti.
La serata di gala con la premiazione sarà sabato 17 ottobre presso il magnifico Teatro della Fortuna di Fano.
Tra i vincitori il miglior film italiano L’ora delle nuvole di Mario Sposito, che narra, in diciotto minuti, la storia vera d’un giovane prete, della conversione religiosa, della sua crisi spirituale e d’una nuova conoscenza di Dio, che è, in primo luogo, una nuova conoscenza di sé. Non sono queste tematiche molto diffuse; ma di forte impatto, soprattutto se ben trattate.
Per il miglior film straniero, è stato premiato un film giapponese, Homesick, di Koya Kamura, che, in ventisette minuti, racconta una storia delicatissima e di sapore autobiografico. Il film è ambientato a Fukushima, post disastro nucleare del 2011. Un papà e suo figlio violano la zona vietata per trascorrere del tempo nei luoghi che erano familiari, per viverli insieme e recuperare tutto quel tempo che il padre non aveva condiviso con il figlio in precedenza.
Inoltre, premieremo il miglior film d’autore marchigiano, tanto per smentire fortemente il detto nemo propheta in patria. Trattasi del film Di mille secoli di Isotta Fiorenzi.
In più, non potevano certo mancare le premiazioni ai migliori attori che quest’anno vanno: alla famosa attrice catanese Donatella Finocchiaro, all’emergente, ma bravissima Angela Fontana, che, caso vuole, siano le protagoniste dello stesso film Ninnaò e allo straordinario Amedeo Andreozzi, protagonista del film L’ora delle nuvole.
Infine, mi piace menzionare l’area dedicata alle scuole e alle produzioni dei ragazzi, con le relative premiazioni, naturalmente.
Infatti, pochi Festival come il nostro si occupano delle produzioni dei giovani studenti, che sono, invece, la fucina del futuro. È proprio qui che scoprono la passione e se incentivati la coltivano. Noi combattiamo l’invisibilità dei ragazzi perché tutti possano fruire e apprezzare la loro capacità artistica.
D: C’è qualcosa di questa XXXII edizione del Fano International Film Festival che ti ha particolarmente colpito rispetto alle precedenti?
FP: Sì, in effetti c’è. Mi ha colpito il cambiamento delle tematiche. Moltissimi film hanno parlato dell’emarginazione giovanile, del disagio sociale e contestualmente dell’altra faccia della medaglia, costituita dall’idea di accoglienza, di rinascita, che è psicologica, fisica e interiore.
Invece, la cosa curiosa, è che pochissimo s’è parlato del Covid e chi l’ha fatto, l’ha toccato appena, in modo superficiale, quasi laterale. Forse, è stata la maniera per esorcizzare la situazione; ma, di fatto, nessuno s’è scatenato su questo tema.
Infine, a colpirmi è stata anche l’animazione per adulti, nonché i documentari che hanno vantato anche protagonisti importanti.
D: Il Fano International Film Festival, però, non è soltanto cinema. Infatti, vanta tutta una serie di iniziative a corollario molto interessanti. Vorresti parlarcene?
FP: Sì, certamente. In effetti il Festival, a corollario ha una serie di iniziative culturali importanti che mettono in contatto con il territorio e con la cultura locale. Nelle Marche vantiamo un patrimonio incredibile sia architettonico, che artistico, che naturalistico. Possediamo gioielli culturali ed è nostro immenso piacere farli conoscere ai nostri ospiti. Quest’anno, poi, ricorrono i 500 anni dalla morte di Raffaello Sanzio e numerose sono le celebrazioni del suo genio e della sua arte intuitiva e spontanea. Spesso, i nostri ospiti non conoscono le meraviglie culturali della nostra terra e noi cerchiamo di diffonderle e non solo per patriottismo, ma anche per il nostro ben noto senso d’ospitalità.