AIDA al Filarmonico di Verona: recensione alla prima
GRANDE SUCCESSO
PER LA PRIMA DI
AIDA
di Giuseppe Verdi
AL TEATRO FILARMONICO DI VERONA
PER LA PRIMA VOLTA IN FORMA SCENICA
NELLA VERSIONE DI FRANCO ZEFFIRELLI
di Elisa Pedini
Aida di Giuseppe Verdi su libretto di Antonio Ghislanzoni, è una delle opere più amate del genio di Busseto, nonché un vero e proprio must del palcoscenico areniano.
Oggi, va in scena per la prima volta sull’intimo e incantevole palco del Teatro Filarmonico, come secondo titolo in cartellone della stagione, nell’allestimento che Franco Zeffirelli creò per il piccolo teatro di Busseto nel 2001 per il centenario della morte di Verdi.
La «mia Aidina» lo definì il grande regista e scenografo e con questo tributo, Fondazione Arena vuole omaggiare quello che sarebbe stato il centesimo compleanno di Zeffirelli.
Questa recensione è relativa alla prima del 12 febbraio 2023 che ha visto in scena un cast giovane, ma convincente, con l’Orchestra e il coro di Fondazione Arena diretti dal podio dal M° Massimiliano Stefanelli, lo stesso che diresse l’Aida del 2001.
In fondo all’articolo troverete le date delle repliche.
Senza ulteriori indugi, passo alla critica.
Innanzi tutto, l’allestimento, ovviamente. Magia pura!
A tal riguardo, nulla come le parole dello stesso Zeffirelli possono descrivere l’incanto che si apre innanzi agli occhi del pubblico:
«…già da molto tempo coltivavo l’idea che con quest’opera colossale Verdi avesse in realtà inseguito una storia molto privata e molto intima, che una visione nuova dentro quelle piccole dimensioni avrebbe potuto valorizzare…».
Esattamente, così.
Come egli stesso sottolinea, sin dal preludio quel pianissimo degli archi che va in crescendo ci ricorda lo scorrere delle acque del Nilo dall’Etiopia, terra natìa e lontana di Aida fino all’Egitto, ov’ella ora è schiava.
Così come, supportano quell’amore che lei nutre, per la sua terra e la sua natura selvaggia e libera, per un verso e per Radames, per l’altro.
Infatti, da notare come, siano sempre i violini a supportare l’entrata in scena e il canto di Aida.
Mi piace anche sottolineare come questa Aida sia anche un viaggio sensoriale.
Il profumo d’incenso che si diffonde nel teatro regala quella nota di “senso d’incombenza” dei numi e del fato, nonché di sacralità che rafforza e rende ancor più incisiva l’aura austera dei sacerdoti e del loro giudizio.
Dunque, parto proprio da lei, Aida, interpretata dalla bella soprano Monica Conesa, che apre un po’ appannata con un fraseggio non perfetto.
Tuttavia, non tarda a regalarci il suo talento donando un fremito di forte pathos nella Scena del I Atto Ritorna vincitor! e successiva Romanza I sacri nomi di padre e d’amante, ove convince decisamente. Vibra la sua voce, fraseggio chiaro, gorgheggia una preghiera che s’eleva a quei numi cui Aida implora pietà e fa vibrare anche le vene del pubblico.
Semplicemente sublime è poi l’esecuzione dell’Aria O patria mia del III Atto, dove la sua voce dal timbro sicuro decisamente incanta.
Altrettanto convincente risulta la splendida mezzosoprano Ketevan Kemoklidze nel ruolo di Amneris, con la sua voce intensa e quella capacità di riempire la scena, forte d’un personale sensuale e dalle movenze regali. Non sempre impeccabile nel fraseggio, ci regala due Scene nel II Atto a dir poco straordinarie che culminano nel sublime nel Duetto con la Conesa Amore! amore! Gaudio… tormento… ove le due protagoniste si fronteggiano in un’apoteosi di emozioni e coloriture di spessore.
Nell’Atto IV la Kemoklidze porta il pubblico dentro ai marosi dell’anima di Amneris con Recitativo e Scena decisamente potenti, per poi trascinarlo nella disperazione della Scena del Giudizio.
Fa innamorare il Radames del tenore Stefano La Colla, che con la sua voce calda, ci porta in scena un guerriero coraggioso, orgoglioso, ma anche fragile in quel sentimento d’amore profondo che prova. Semplicemente incantevole il Duetto del III Atto con Aida Pur ti riveggo, mia dolce Aida.
Tragicamente impeccabili Scena e Duetto finali del IV Atto con la Conesa.
In più, eccezionale il baritono Youngjun Park che ci porta in scena un Amonasro di spessore, dalla voce calda e timbro brunito che incanta nella Scena e Duetto con Aida del III Atto.
Completano il cast principale un austero Ramfis, egregiamente interpretato dal basso Antonio Di Matteo, che riesce a trasmettere tutta la solennità e rigidità del personaggio, uno straordinario Re che il nostro Romano dal Zovo fa vivere in modo potente, forte del suo timbro robusto e fraseggio perfetto e infine Riccardo Rados, altro apprezzatissimo nome noto areniano che interpreta il Messaggero.
Infine, una nota va alla direzione del Maestro Massimiliano Stefanelli, pulita e millimetrica, a mia opinione decisamente apprezzabile.
REPLICHE:
MERCOLEDÌ 15 FEBBRAIO 2023 ALLE 19:00
VENERDÌ 17 FEBBRAIO 2023 ALLE 20:00
DOMENICA 19 FEBBRAIO ALLE 15:30