Mario Dondero: recensione alla mostra a Palazzo Reale
MARIO DONDERO
LA LIBERTÀ E L’IMPEGNO
RECENSIONE ALLA MOSTRA
DAL 21 GIUGNO 2023 AL 6 SETTEMBRE 2023
di Elisa Pedini
Presentata ieri alla stampa la mostra Mario Dondero. La libertà e l’impegno a Palazzo Reale a Milano, aperta al pubblico da oggi 21 giugno fino al 6 settembre.
Un professionista che ho amato molto e non solo per ragioni campanilistiche perché Dondero scelse per vivere le mie amate Marche da un certo momento in poi della sua vita, dal 1998 per l’esattezza; ma anche per il suo modo di rappresentare la nostra epoca attraverso scatti che hanno fatto la storia della fotografia e raccontare eventi, situazioni e persone con un tocco suo personale, umano, profondo, che fa da leitmotif di tutta la sua vastissima produzione di scatti (oltre 600.000 negativi, n.d.r.).
A tal proposito, durante la conferenza stampa, Maddalena Dondero, figlia del grande fotografo, ha raccontato un aneddoto privato che voglio citarvi proprio per consentirvi di comprendere appieno quanto ho appena espresso:
«(…omissis…) mio padre ha scattato foto bellissime che hanno documentato la storia di questo paese e di altri paesi (…).
La grande capacità di mio padre è stato questo plasmarsi insieme all’umanità che ha incontrato (…).
Una volta ero in Corso Magenta (…) una delle poche cose che è successa a me e mio padre e basta (…) un momento privato (…). Mi stava accompagnando al lavoro e c’era un signore chicchissimo davanti a un negozio d’abbigliamento molto rinomato (…) e aveva una scarpa slacciata (…).
Proprio davanti alla vetrina, che sembrava quasi congegnato con la pubblicità, s’è appoggiato al palo del semaforo per allacciarsi la scarpa.
E mio padre mi dice: “Sai, questa sarebbe una foto straordinaria, quelle foto che poi diventano iconiche, però non la faccio perché è un momento intimo” (…).
Effettivamente, era un momento in cui quest’uomo era un po’ indifeso: appoggiato al palo col piede in su.
Morale: non fece la foto.
(…) la cosa che mi rassicura è che esistono al mondo (…) uomini così meravigliosi da riuscire a rinunciare a una foto pur di rispettare la persona.
Questo è Mario Dondero».
Inoltre, la curatrice della mostra, Prof.ssa Raffaella Perna, giustamente, ha precisato:
«(…omissis…) la mostra La libertà e l’impegno nasce proprio dal fatto che da una parte Dondero ha sempre scelto d’agire da free-lance (…) diciamo, dalla metà degli anni ’50 in poi, ha continuato a collaborare con tante riviste (…), ma a sceglierle (…) anche in base alla sintonia umana, etica e politica (…) tendeva a riconoscersi all’interno delle testate con cui collaborava (…), con tutti i rischi del lavorare da free-lance, anche economici (…).
Quindi scelta di coraggio quella di rimanere libero e nell’impegno che traspare da qualsiasi foto (…).
Dondero ha creduto caparbiamente in quelli che sono gli ideali della Rivoluzione francese (…).
È sempre stato un progressista e ha sempre creduto nei valori in maniera molto forte.
(…) cerca la verità e crede ancora in questa parola per quanto possa essere difficile, complicata, complessa (…).
Lui insiste sulla ricerca che il reportage deve avere di autenticità, di racconto della storia e delle persone (…).
C’è anche una coerenza dal punto di vista dello stile (…). Non si nota una differenza tra gli scatti più recenti e le fotografie del primo periodo, perché c’è uno stile e un occhio coerente e rigoroso anche dal punto di vista estetico e delle forme (…) lo si rintraccia molto bene (…) anche in maniera trasversale nei vari temi (…)».
Premesso questo, passo a descrivere la mostra, che è veramente molto affascinante.
L’allestimento si dipana in dieci sale, con un layout che tiene insieme gli scatti proposti seguendo un ordine territoriale, cronologico e tematico insieme.
Le prime tre sale ripercorrono i luoghi geografici di: Spagna e Portogallo e Italia, dove ritroviamo il famoso scatto della luna.
La terza sala è dedicata all’Irlanda, in particolare Belfast, ove, Mario Dondero non indagò le tensioni del periodo sessantottino soltanto da un punto di vista religioso e politico; ma anche economico ed è qui che troviamo l’immagine guida dei bambini di Belfast, scelta per la mostra.
Infatti, essa ci rievoca le idee di freschezza, di spinta verso il futuro.
Dondero volge il suo occhio sulla Storia, ma non all’indietro sulle disgrazie e sulle catastrofi, come l’angelo della storia di Benjamin, bensì verso il futuro, è un angelo ben più battagliero il suo.
Inoltre, la foto ci convoca, i bambini guardano dritto in faccia l’osservatore e rappresenta la capacità tipica di Mario Dondero di portarci dentro le sue fotografie, dentro quegli esseri umani, dentro quegli eventi creati dagli uomini.
Poi, dalla sala 4 alla 7 troviamo le sale tematiche: cinema e registi e i cantacronache da Gaber (anni ’58-’60) a Capossela (2014).
E ancora, teatro, avanspettacolo, musicisti, attori e tra questi, spunta una giovanissima Jean Seberg, bellissima e struggente.
Quindi, gli scrittori, dove troviamo la famosissima foto di Pasolini con la madre, nonché l’iconica immagine di Günter Grass.
La sala 8 ci “parla” della Francia, sia dal punto di vista politico, che della vita quotidiana, come quella donna che ci fissa sorridente da un bistrot: un gioco di sguardi che ci riporta al concetto di “riflesso” e di “doppio”.
Altrettanto forte è il contrasto che si crea tra il clochard, distrutto, in metropolitana e il manifesto pubblicitario alle sue spalle.
In più, lei, una foto, anzi, la foto. Per me, straordinaria!
È come se riassumesse tutto quello che è stato scritto finora su Mario Dondero.
Infatti, quell’occhio storico che dal passato si proietta nel futuro, qui, vibra in tutta la sua potenza, come alti risuonano i valori in cui Mario Dondero ha sempre fortemente, caparbiamente, creduto.
Esattamente, sembra uno scatto rubato nin quel luglio 1789 in piena Rivoluzione francese; ma no, Dondero non viaggiava nel tempo se non attraverso l’animo umano; lo scatto è del 2011.
Infine, la penultima sala ci porta in Africa e quindi, la mostra si chiude con un video molto interessante, che vi consiglio di guardare.
La mostra è finita e un giovanissimo Mario Dondero saluta i suoi ospiti attraverso un suo ritratto proprio accanto all’uscita, di cui, purtroppo, non si conosce l’autore.