Paris Boutique: recensione al film
PARIS BOUTIQUE
CHIUDE STASERA IL PITIGLIANI KOLNO’A FESTIVAL
CON L’ULTIMA STRAORDINARIA PELLICOLA IN PROGRAMMAZIONE
ALLE 21:30 PRESSO
CENTRO EBRAICO ITALIANO
Trastevere
Via Arco de’ Tolomei, 1
RECENSIONE AL FILM
di Elisa Pedini
Paris Boutique per la regia di Marco Carmel, chiude il Pitigliani Kolno’a Festival – Ebraesimo e Israele nel Cinema, con proiezione stasera alle 21:30 presso il Centro Ebraico Italiano in Via Arco de’ Tolomei, 1 a Trastevere.
L’ingresso è libero fino a esaurimento posti, pertanto è consigliabile la prenotazione.
Paris Boutique è una commedia delicata, avvincente, dal ritmo sostenuto e fluido.
Protagoniste principali due donne che apparentemente sono totalmente opposte.
Louise, interpretata da Joséphine Draï, è avvocato e figlia d’una benestante famiglia ebrea parigina e viene mandata dal padre a Gesuralemme per chiudere un affare importante di vendita immobiliare.
A contendersi l’antica struttura ci sono un imam, un prete cristiano e degli ebrei ortodossi. Il miglior offerente s’aggiudicherà l’immobile. Un grosso affare da milioni di euro.
Certo, Louise non è per nulla contenta di partire perché ha in ballo i preparativi del suo matrimonio con Philippe, seppur non sembrerebbe molto contenta manco di questo.
Comunque, parte.
Giunta in aeroporto, trova a prenderla Neta, interpretata da Nelly Tagar.
In verità, fare l’autista non è il suo lavoro. Neta non lavora, vive d’espedienti e pertanto, è coperta di debiti, in parte suoi e in parte dell’ex marito che l’ha mollata per un’altra. Oltre a essere bugiarda e un po’ truffaldina, fa di tutto per restare addosso a Louise.
Durante la visita al Muro del Pianto dove Louise ha un po’ di biglietti da lasciare, per errore, infila nel muro anche l’indirizzo dell’incontro d’affari.
Del tutto fortuitamente, mentre lo cercano, scoprono che una coppia si lascia biglietti per comunicare e incontrarsi.
Neta decide di seguirli e si trascina dietro Louise.
Da qui, si aprono una serie di avvenimenti, alcuni divertenti, altri decisamente di tutt’altra natura, ma non per questo meno piacevoli.
Paris Boutique è davvero una commedia tenera, che si mostra solida e compatta tanto nella regia quanto nella sceneggiatura.
Tuttavia, mi piace sottolineare come in tutta la filmografia del Festival si evidenzi un leitmotif: sono tutti film fortemente parlati, giocati sulle capacità attoriali pure, che danno luogo a situazioni molto naurali che sviluppano come reali fatti quotidiani. Non si avvalgono di artifici se non di quello più squisitamente umano: la comunicazione.
In particolare, in Paris Boutique dove c’è addirittura in ballo una trattativa d’affari apparentemente ostica.
Ciò fa di questa pellicola come di quelle che l’hanno preceduta delle vere chicche cinematografiche.
In conclusione, consiglio fortemente la visione di questo film.