DallAmeriCaruso. Il concerto perduto: recensione
DallAmeriCaruso.
Il concerto perduto
Recensione al film
IN SALA SOLO IL 20, 21, 22 NOVEMBRE
UN FILM STRAORDINARIO DA NON PERDERE IMPATTANTE, COMMOVENTE, COINVOLGENTE
di Elisa Pedini
DallAmeriCaruso. Il concerto perduto arriva finalmente al cinema per sole tre date: 20, 21, 22 novembre, uscirà come evento in 250 sale (cerca qui quella più vicina).
Per la regia di Walter Veltroni, prodotto da Nexo Digital e Sony Music, distribuito da Nexo Digital con i media partner Radio Capital, Radio Deejay e MYmovies.it.
Esattamente dagli stessi creatori di quello che è stato un altro capolavoro da cardiopalma: Fabrizio De André e PFM.
Infatti, ci delizia con la sua presenza in sala anche Dori Ghezzi, venuta a gustarsi con noi DallAmeriCaruso. Il concerto perduto.
Presentato in conferenza stampa con Walter Veltroni, Ambrogio Lo Giudice, regista del concerto al Village, Angela Baraldi, qui nel suo ruolo di amica di Lucio e “testimone” e Daniele Carachi di Fondazione Dalla.
Un docu-film che è poesia pura e ci narra la storia mai raccontata di capolavori musicali: il concerto live di Lucio Dalla al Village Gate di New York e la composizione di Caruso.
Non è solo un film ma anche un CD recuperato, restaurato e rimasterizzato in Dolby Atmos.
Proiezione speciale il 19 alle 11 del mattino a Bologna, dove saranno presenti anche amici intimi di Lucio Dalla.
DallAmeriCaruso. Il concerto perduto è destinato a fare storia del cinema, come l’album fece la storia della musica e come iconica è la foto di copertina del film e del CD.
Così la spiega Walter Veltroni:
«…(omissis)… La foto di copertina la scattò Ambrogio … quando la vidi ritenni che fosse la migliore per raccontare questa storia …».
Ambrogio Lo Giudice precisa:
«… La foto fu scattata da me in albergo … Lucio non aveva il minimo senso del pudore … in ogni ambito.
… Lui era così e l’immagine lo rappresenta.
…(omissis)… Era un uomo libero, anzi, in assoluto l’uomo più libero che io abbia mai conosciuto».
Il risultato è un docu-film curato nei dettagli, talmente impattante da vibrare come vita, da commuovere e travolgere l’anima dal primo all’ultimo fotogramma.
Sublime!
Luci, musiche e fotografia a tal punto armonici e coordinati da trascinare dentro lo schermo lo spettatore e coinvolgerlo totalmente in qualcosa di vero, di vivo.
Perfetto!
Che amiate o no Lucio Dalla, DallAmeriCaruso. Il concerto perduto non potete perderlo.
A tal riguardo, Walter Veltroni ce lo descrive così:
«… Ci separano 37 anni da questo concerto, ma ci vibra dentro una forte attualità …(omisis)… Significa esternalizzarlo e consegnarlo aĺa storia…
… Spero che le persone cantino, applaudano … lo vivano davvero come un concerto.
…(omissis)… Volevamo ricostruire anche la storia che c’è dietro a Caruso e la leggenda che l’ha ispirata, pur sapendo che fosse fantasia pura.
…(omissis)… Una delle canzoni italiane più famose nel mondo e nasce dal racconto di Angelo Lionelli (il barista dell’albergo, n.d.r.) alla scogliera.
… Questa registrazione era andata smarrita ed è stata recuperata da …(omissis)… questo ragazzo (Manuel Bencini, collezionista cinefilo di Civitavecchia, n.d.r.) che la ritrovò e lo portò alla Sony e da lì partì tutto…
… (omissis) C’è un sacco di roba che è andata a finire in questo modo e che bisognerebbe in qualche modo eternalizzare…》.
Direi che l’obiettivo di rendere lo spettatore un partecipante attivo sia stato più che centrato, visto che dopo due minuti avevo la pelle d’oca e gli occhi lucidi.
Totalmente coinvolta, catturata, emotivamente, psicologicamente e mentalmente.
Impossibile evitare il groppo in gola davanti all’infinito del mare mentre s’ascolta l’Aria E lucevan le stelle, già struggente di suo, cantata da una delle più belle voci tenorili mai esistite: quella d’Enrico Caruso.
Meraviglioso e geniale!
Estate 1986, Lucio è in barca coi suoi amici, tra cui Angela, nel Golfo di Sorrento.
È rientrato da poco dal concerto americano dove ha registrato il disco live.
Tuttavia, a quell’album, manca ancora un tassello. Manca qualcosa: tipo una canzone inedita.
Tra Capri e Sorrento, si rompe l’asse del motore.
Nell’attesa della riparazione, Lucio soggiorna a Sorrento all’hotel Excelsior Vittoria.
L’unica camera disponibile è la 448, la stanza Caruso.
Infatti, il grande tenore, nel 1921, passò l’ultimo periodo della sua vita a Sorrento per curarsi e alloggiò in quella stanza, da cui il suo nome.
Per pura casualità, Lucio viene a conoscenza d’una leggenda su Caruso, anzi, d’una favola visto che non ha fondamento di verità, ma ne resta affascinato.
Peraltro, così ci viene descritto Lucio Dalla: nostalgico, sognatore, appassionato delle favole; ma anche “folle”, ironico, divertente e soprattutto, totalmente libero.
Infatti, Ambrogio Lo Giudice ce lo ricorda così:
«… rivedo questa cosa che ho girato 37 anni fa …(omissis)… Lucio era veramente pazzo… avevo 30 anni e non avevo mai girato niente nella mia vita, salvo qualche clip, non parlavo inglese, ma Lucio volle che lo facessi io …».
Angela Baraldi rivela:
«…(omissis)… Rientrare in quella stanza è stata una botta emotiva, perché non ricordavo esattamente tutto …(omissis)… Conobbi Lucio a casa d’un amico … Mi propose un provino perché stavano cercando una voce femminile per una canzone di Ron …(omissis)…
Da lì, iniziò un’amicizia scoppiettante … perché Lucio era, davvero una persona divertente, ironica …».
Non ho mai avuto il piacere e l’onore di conoscere Lucio Dalla, ma, me lo sono sempre immaginato proprio così.
Comunque, appresa la leggenda, accade che Lucio si rintana in camera per qualche giorno.
Così, lì, in quella stanza, davanti a quella finestra e seduto allo stesso piano su cui suonò il grande tenore, dà vita a Caruso, la canzone destinata a diventare quella più amata e famosa dal mondo intero.
Qui, altro colpo di genio: la splendida sequenza tratta da La leggenda del pianista sull’oceano per traghettare lo spettatore da Sorrento, indietro nel tempo e nello spazio per portarlo a New York con Lucio.
Lo stesso Walter Veltroni afferma:
«…La leggenda del pianista sull’oceano mi ha sempre affascinato, ma, soprattutto, quel dito che indica l’America … la gente che esulta mi sembrava la scena migliore e la più comunicativa di quel momento di transizione che serviva per entrare in America e al Village».
Così, in un’atmosfera d’esaltante magia, lo spettatore approda al Village, insieme a Lucio.
Metà del pubblico non sa neppure chi sia, nonostante in Europa sia già un artista maturo, completo e molto famoso.
Tuttavia, non è ancora un’icona nel mondo anglofono.
Esattamente, l’obiettivo principale di quella tournée che partì dal Canada per terminare a New York, era proprio quello: fare di Lucio un’icona della musica per tutto il mondo.
Dunque, per una buona metà, gli utenti del Village sono affezionati alla sala jazz e non a lui, sono lì per curiosità.
C’è tensione in Lucio e negli Stadio che lo accompagnano.
Invece, il concerto è un successo e oggi, ne possiamo godere anche noi, grazie a DallAmeriCaruso. Il concerto perduto.
Concludo dicendo che la poesia e l’impatto emotivo non terminano con il concerto, bensì si fanno speranza di wordsworthiana memoria, «raggio di sole»per dirla con Veltroni, tra immagini originali del 1986 di New York e video amatoriali girati da Renzo Cremonini in persona.
Da non perdere, assolutamente.