Uomini e Dei: recensione al film
UOMINI E DEI
Le meraviglie del Museo Egizio
come evento al cinema solo
12 e 13 marzo
Recensione al film
IN OCCASIONE DEI DUECENTO ANNI DALLA SUA FONDAZIONE
IL MUSEO EGIZIO DI TORINO SI RACCONTA
IN UN DOCUFILM CHE RAPPRESENTA
LA PIÙ ACCURATA DESCRIZIONE DELLA CIVILTÀ EGIZIA MAI VISTA
NARRATA COME IL PIÙ POETICO INNO ALLA VITA MAI SENTITO
di Elisa Pedini
UOMINI E DEI. LE MERAVIGLIE DEL MUSEO EGIZIO, arriva al cinema come evento per sole due date: 12 e 13 marzo (trova la sala più vicina a te qui).
Protagonista per la prima volta in assoluto il Museo Egizio di Torino che così celebra i duecento anni della sua fondazione.
Presentato in anteprima alla 41esima edizione del Torino Film Festival, prodotto da 3D Produzioni, Nexo Digital e Sky in collaborazione con il Museo Egizio e diretto da Michele Mally, che firma il soggetto con Matteo Moneta, autore della sceneggiatura, il film vede la partecipazione straordinaria del Premio Oscar® Jeremy Irons.
Di fatto, una produzione straordinaria, che è già poesia pura dalla prima scena.
Finalmente, mi sono trovata di fronte a un prodotto che descrive e narra la civiltà egizia penetrandone le trame più intime, umane e descrivendo ciò che essa realmente era: un inno alla vita, all’amore e alla cultura.
Sublime!
Altresì, sfrondato di tutte le puerilità, le mistificazioni e le travisazioni, il misticismo risalta quale parte integrante d’una civiltà molto avanzata che proteggeva la vita sopra ogni cosa.
Esattamente, per quante parole io possa usare per descrivere la magnificenza di quanto ho visto, non riuscirò mai a farvi provare quell’estasi d’un Altrove, quanto mai vivo e presente di quegli uomini e quelle donne.
In tal senso, in conferenza stampa di Uomini e Dei. Le meraviglie del Museo Egizio, Dino Vannini di Sky, sottolinea:
«… È un progetto molto diverso dal solito, perché racconta sì, di questo luogo straordinario (…omissis…) ma è un viaggio e non solo il racconto di un posto magnifico (…) internazionale (…) con 40000 reperti …».
Il regista e co-autore del soggetto Michele Mally aggiunge:
«… rappresenta l’esplorazione del mondo dell’inconscio e del rapporto uomo-morte (…).
Cerco attraverso l’immagine di raccontare e suscitare riflessioni ed emozioni. Qui, il compito non è stato difficile.
(…) Una civiltà dalla Spiritualità profondissima, ma anche una civiltà molto avanzata e che ci parla di amore, lavoro, scioperi e denaro.
(…) Attraverso i reperti, quelle persone ancora vivono ed è questo che si è voluto trasmettere (…)».
Così, Matteo Moneta, curatore del soggetto e della sceneggiatura, precisa:
«(…omissis…) potremmo dire: la parola ai morti.
(…) Normalmente, la divulgazione è molto incentrata sulla lontananza e sul mistero spicciolo, oltre che su una certa superficialità.
(…) Invece, quando entri in contatto con questo luogo e gli egittologi comprendi la profondità degli studi e quante cose in realtà si sanno.
(…) La grande attenzione rispetto al mondo della morte (…) all’inizio, prima di cominciare questo progetto, la legavo (…) alla facilità di morte (…).
Tutto il contrario, è il legame con la sacralità della vita (…) e alla poesia che c’è proprio attorno alla vita e alla bellezza della loro terra. (…) Era un modo per riprodurre questa dolcezza in eterno (…)».
Infatti, Uomini e Dei. Le meraviglie del Museo Egizio spiega come solo il cuore venisse lasciato nel corpo perché sede dell’anima, ovvero l’unico testimone della persona che veramente eri stata quando eri in vita.
Ne consegue che Osiride pesasse proprio il cuore per determinare il giudizio positivo o negativo dell’anima.
È il 15 febbraio 1906 quando Schiapparelli e i suoi uomini, durante gli scavi della necropoli di Tebe, trovano un pozzo.
Quindi, l’archeologo fa rimuovere la porta con cautela e uno spettacolo magnificente s’apre ai suoi occhi.
È la tomba di Kha, architetto del faraone. Intatta. 467 reperti. Una sorta di capsula del tempo.
L’apice della conservazione della vita e del ricordo.
Impossibile non sentirsi travolti e compartecipi, dell’uomo che dona vita eterna all’uomo attraverso il ricordo, dell’emozione della vita che ancora vibra in ogni oggetto, in ogni corpo.
Infatti, tutta l’arte egizia è rappresentazione della vita e della sua bellezza.
Tanto i dipinti, quanto le statue e i sarcofagi stessi, riproducono i tratti essenziali, una sorta di riduzione alle caratteristiche fondamentali degli esseri umani. La rappresentazione perfetta.
Incantevole!
Esattamente, anche una mummia è una rappresentazione perfetta: la vittoria della bellezza della vita sulla decomposizione della morte.
Erroneamente, guardando una mummia, si tende a vedere un oggetto.
Tuttavia, è stata una persona, che è ancora lì, presente.
Ciò, d’impatto, può trasmettere un certo disagio, ma anche rispetto profondo.
Inoltre, incantevoli e vivide le letture di scritti che sembrano contemporanei nei contenuti e nell’interrogarsi.
In più, sublime l’essere trasportati tra le case del sito storico di Deir-El-Medina, nei pressi di Luxor e nella quotidianità della vita.
Le case basse, con 5 o 6 stanze, l’altare domestico, il forno per cuocere il pane e una scaletta per salire sul tetto.
Oggetti quotidiani, familiari, che ci parlano di una società allegra, colta, viva, litigiosa, fervente.
Mi piace chiudere la recensione con la frase di chiusura del docufilm che un intenso Jeremy Irons rivolge al pubblico, guardandolo dritto in faccia:
«Che sarebbe la beatitudine eterna senza le cose che hai amato nella vita».
In conclusione, Uomini e Dei. Le meraviglie del Museo Egizio è un film assolutamente da vedere, per immergervisi totalmente, goderne, succhiarne l’energia vitale da ogni singolo fotogramma.
Trailer ufficiale per gentile concessione US Nexo Digital, pubblicato anche nelle Videonews del nostro canale YouTube: